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editoriali

La Lazio di Sarri lavata col «gioco» dal Vesuvio e dal miglior acquisto della Serie A

Mattia Fele

Primo posto per il Napoli di Spalletti con miglior differenza reti e miglior acquisto del campionato: si chiama Khvicha e viene dall'Est. Tanti difetti su intensità e convinzione, ma questa squadra devasta gli spazi. Altra beffa per Sarri...

Lazio-Napoli finisce 1-2. Come l'anno scorso. Secondo tempo incoraggiante del Napoli di Spalletti, che della prima frazione aggiusta qualcosa e permette un cambio di passo ai suoi che si fa subito sentire. La Lazio si perde con il tempo, con Sarri che ha alcune cose da recriminare ma anche tante altre da sistemare. Così ride Giuntoli, che vede i "suoi" nuovi acquisti già inseriti nell'11 titolare e determinanti nello stadio di Roma ad inizio settembre. Il derby di Milano è stato altro, ma attenzione a ripetere ancora che questi giovani uomini siano per principio inferiori a chi è passato di qui e ha preferito altro.

Lavali col gioco

È arrembante e allo stesso modo molto tattico il primo tempo dell'Olimpico. L'avvio è tutto biancoceleste: in costruzione Cataldi prima e Milinkovic poi sono molto bravi a scambiarsi di ruolo e a venire a giocare questo pallone sugli esterni, dove Lazzari sembra indemoniato e trova spesso la traccia centrale profonda per Immobile. Kim e Rrahmani un po' in affanno ma è soprattutto Anguissa quello più spesso in ritardo sui raccordi tra le linee: proprio da lì, da una mancata "stretta" su Zaccagni, si concretizza il gol del temporaneo vantaggio per Sarri. 1-0 e palla al centro, palla pesante e che gira solo nella metà campo sinistra. O almeno più velocemente nella metà campo sinistra. Il Napoli sceglie di pressare ma in modo disorganizzato e sia Patric che Romagnoli trovano perennemente l'esterno o la mezzala, mentre dall'altro lato Milinkovic si attacca ai difensori e rende complicata la costruzione anche ad un lucido come Lobotka. Proprio a lui - e a Zielinski - Spalletti rivolge le prime critiche, incitamenti, scossoni.

La lanterna della luce è però ancora in mano a Kvara. Pressione corretta e involata verso la porta: tiro schiacciato. Veronica vincente e destro fortissimo: palo esterno. Inizia ad ingranare il Napoli ma sempre senza intensità, con una lentezza troppo ragionata. Così il possesso si intensifica e la Lazio è costretta ad abbassarsi sempre di più, verso una fase di non possesso costante che è praticamente la kryptonite delle squadre di Sarri. Nasce allora un calcio d'angolo da un'azione perfetta palla avanti-indietro-dentro e Kim incorna come già successo col Monza, baciando (ancora, di nuovo, sempre) il palo e trovando le mani di Provedel che prova a rigurgitare fuori il pallone. Troppo tardi, è oltre la linea. Gol del Napoli e primo tempo fermo sull'1-1 perfetto tra due 4-3-3 all'apparenza simili ma costruiti in modo molto differente.

Nella seconda parte è un altro Napoli: nei primi 6' Osimhen prende un palo, Kvara sbaglia un gol a porta sguarnita, Osimhen va in solitaria e becca le falangine di Provedel con un rasoterra squisito. Poi la giocata vincente è un pallone saporito saporito al centro dell'area di rigore, che trova un georgiano lì pronto a scagliare il suo collo a giro. Destro in porta, quarto in campionato, 2-1 sofferto ma giusto. La giostra Napoli gira oliata e ripulita di qualche meccanismo incastrato, impolverito. Lobotka torna bussola quanto Zielinski compositore e insieme ballerino perfetto. Di tacco e di punta il controllo della gara si mantiene per un po', fino a che la Lazio si innervosisce (manca - forse - un rigore su Lazzari per colpo di Mario Rui, ma Sozza ha valutato dal campo ndr) e tenta una reazione di nervi ma mai di qualità. Tanta confusione perché il calo fisico si fa sentire, mentre il Napoli esce negli spazi e alla lunga. Entra bene anche Elmas, di nuovo inserito in luogo di Kvaratskhelia al 70', e Raspadori, portato prima a sinistra e poi in posizione centrale a difendere il risultato negli ultimi minuti. Oltre ad un tiro di Pedro al volo che ricordava esattamente il pareggio al 92' dell'anno scorso, ben poca roba da parte di Sarri. È l'ennesima vittoria a Roma con piglio poderoso, è l'ennesima punizione per Sarri che ha vinto contro il "suo" (ormai le virgolette le mettiamo, mister ndr) Napoli solo una volta, ma in panchina non c'era.

Da segnalare l'ennesimo clima ostile verso Napoli e verso Osimhen e Anguissa, specie nel primo tempo, quando la forza del risultato dava loro una certezza che è tipica dei bulli di terza media. Il Vesuvio li ha lavati col gioco. Senza perdersi in troppe analisi o movimenti di diverso tipo rispetto a qualche giorno fa, ora ci sarà da pensare al Liverpool. Tutt'altra intensità (rischio di infortuni altissimo ndr) e qualità contro il 4-3-3 più spettacolare d'Europa. Ancora? Ancora: Lasciamoci sorprendere.

Di Mattia Fele

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