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Sarri e i suoi codici contro un Napoli nuovo e imprevedibile: vincere o dominare il gioco?

Sarri
Lazio e Napoli si (ri)trovano in un momento di grossa difficoltà per entrambe, sul punto di dover tirare le somme su una stagione e su un'intera progettualità
Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

Inutile girarci troppo intorno: Lazio e Napoli sono le due squadre che stanno facendo peggio in campionato in relazione al loro valore. Il Napoli campione d'Italia ha letteralmente sfasciato i suoi paradigmi e ne sta creando di nuovi, col mercato e con le voci sul futuro. Andranno via Osimhen e Zielinski e chissà chi sarà il nuovo allenatore. La Lazio delude perché la sua progettualità era invece chiara e sembrava crescente, ma il secondo posto dell'anno scorso ha lasciato spazio a delle prestazioni realmente sottotono. Sarri parla di germe dell'adagiarsi, di un gruppo che non conosce costanza in maniera inquietante. Coi suoi dettami sempreverdi.

Sarri e Mazzarri fanno solo rima

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Sono ben diversi storicamente gli stili di questi due allenatori. Quello di Mazzarri si avvicina molto al Napoli che abbiamo visto contro Inter e Fiorentina e che (forse) vedremo anche oggi, date le tantissime defezioni e l'impossibilità di proporre un calcio di pressione e di ultra-proposta in avanti. Sarri invece terrà le sue solite linee strette e alta quella difensiva, tentando un palleggio estenuante che allarga e allunga le maglie di chi ha davanti. In questo caso non sarà semplice: non solo il suo 4-3-3 va spesso storicamente in difficoltà contro i sistemi a 3, ma ancor di più succede quando le squadre portano il gioco sulle fasce tenendo centrale la densità. Considerando anche l'assenza di Zaccagni, è chiaro che Sarri dovrà inventarsi qualcosa di diverso rispetto alle solite verticalizzazioni e triangoli interni. All'andata non giocò d'altro che di contropiede, con un Guendouzi che entrò e seminò il panico tra le linee, segnando anche un gol poi annullato. Sarri ripartirà sicuramente da quella partita (che venne dopo due sconfitte clamorose e di fila contro Lecce e Genoa, nelle prime due di campionato ndr), ma il Napoli ora è talmente diverso e imprevedibile che bisognerà capire se basterà.


La stella

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In questo quadro di imprevedibilità totale, non può che essere Luis Alberto il giocatore sotto ai riflettori più luminosi. Non a caso è chiamato "mago" in senso calcistico. Non a caso proprio lui aprì le danze al Maradona con un tacco clamoroso, su un'uscita perfetta dal basso da destra e un cross di Felipe Anderson tra i corpi. Lo spagnolo ha la capacità di servire in profondità le punte (Castellanos, oggi ndr) così come di tirare, di dribblare e di costruire. Di saltare la pressione con un movimento, di inventare qualcosa insomma. Chi se non lui dovrà essere l'attenzionato speciale da parte del Napoli, che pure avrà tanto da pensare sulle fasce con Anderson stesso e la vivacità altrettanto difficile da anticipare di Isaksen. Sulla carta la Lazio non ha il potenziale del Napoli, ma Mazzarri (che troverà Ngonge e Dendoncker) è pur sempre privo di Kvara e Osimhen. Il 50% abbondante del talento offensivo e produttivo.

 

Di Mattia Fele

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