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editoriali

Caro Kvara ti scrivo, ricordi quell’amore che ti ha dato Napoli? Meritava un finale diverso

Sara Ghezzi
Termina senza gloria una storia d'amore che ha fatto sognare

Caro Khvicha ti scrivo, così mi distraggo un po' e ti spiego perché in questo momento in me, come in tutti tifosi del Napoli, c'è delusione e malinconia.

Kvara, la delusione e la rabbia sono conseguenza dell'amore

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La delusione e la rabbia, in realtà, non dovrebbero farti paura perché diretta conseguenza dell'amore che si è ricevuto. E qui a Napoli, caro Khvicha, di amore ne hai ricevuto proprio tanto. Ricordi l'estate in cui arrivasti? In pochi ti conoscevano e il tuo cognome non riuscivamo neanche a pronunciarlo, dovevi sostituire Insigne, il capitano figlio di questa terra che aveva giocato il calcio più bello d'Italia; la squadra era in piena rivoluzione tra proteste e addii, ma bastò guardarti in campo a Dimaro per far illuminare tutti. Un colpo di fulmine, diventato amore in quella gara contro il Verona dove iniziò la cavalcata scudetto. Il proseguo è stato un continuo incanto che ha raggiunto l'apice in diverse occasioni. Ti ricordi la vittoria contro la Juventus al Maradona? Quel 5 a 1 storico. Tu e Osimhen regalaste spettacolo, e i tifosi pensarono di aver trovato i nuovi Masanielli a cui affidarsi per fare la rivoluzione. Ti ricordi quell'atmosfera e quanto amore nel gridare il tuo nome quando facesti gol? Poi quella vena sul collo contro l'Atalanta che tanto piaceva a Spalletti, quel gol che ancora oggi fa battere i cuori degli amanti del calcio e dei napoletani. Khvicha, ricordi quel 23 aprile? Tutta Napoli bloccata rendendosi conto che il sogno scudetto dopo 33 anni stava per diventare realtà; una realizzazione avvenuta proprio dopo una vittoria all'ultimo contro gli acerrimi nemici bianconeri e che portò i tifosi ad accogliervi come difficilmente vedrai. E poi che dire di quel 4 maggio? Campioni d'Italia, compiendo quello che era riuscito solo a Maradona, il dio del calcio. Ci pensi? Voi nell'Olimpo, nella storia di un club e di una città abituata a perdere troppe volte. Eroi nel rinascimento napoletano. Khvicha, ricordi quel bacio sullo stemma? Quella tua voglia di vincere la Champions in azzurro, mentre chiedevi la cessione alla società? Quel tuo: "Io resto qui" esultando sotto la curva? Le ricordi tutte queste cose? Noi sì, per questo c'è delusione e rabbia.

La malinconia per la poesia georgiana di Kvara

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Poi in noi c'è tanta malinconia. Perché sei stato quanto di più bello può esserci nel calcio. Hai portato poesia in qualche cosa che di poetico spesso e volentieri non ha nulla. Genio, senza sregolatezza, con quella timidezza che annulli in campo, quando ti porti dietro gli avversari che troppo spesso ti hanno trattato male. Dribbling, invenzioni che solo tu riesci a vedere. Un oltre che appartiene ai fuoriclasse destinati ad essere campioni, anche se nell'ultima stagione e in questi mesi hai dimenticato di esserlo, quando ha pensato un po' più a te che alla squadra. Ma ti abbiamo perdonato questo egoismo, perché hai portato sulle spalle il peso di essere il più forte quando niente andava per il verso giusto. Perché vederti in campo superava ogni negatività, perché quel tricolore sul petto ci ricordava quanto avevate costruito l'anno prima con te, il ragazzo sconosciuto arrivato dalla Georgia, grande protagonista. Qui sei stato amato come un figlio, anche tu, forse hai provato un affetto per questa gente e questa terra, ma probabilmente non lo ricordi.

Buona fortuna Kvara, senza rancore

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Caro Khvicha ti scrivo così mi distraggo un po'. Non ti darò del traditore, perché la riconoscenza è il primo elemento del vivere, non addosserò solo su di te le colpe di questo addio, perché non sarebbe giusto. Ti ringrazierò sempre per quanto hai fatto, anche se in compartecipazione. Capisco, per te Napoli era solo lavoro, però un appunto voglio fartelo. Nessuno ti chiedeva il finale a lieto fine, quello esiste nelle favole e noi ormai non ci crediamo più, ma forse maggior rispetto. Perché in fondo la riconoscenza non deve esser solo nostra e del club, ma anche tua, presentato da questo mondo azzurro al grande calcio e non è proprio da signori andar via nel bel mezzo della stagione in piena lotta scudetto.


Nessun rancore, forse l'amore non era corrisposto. Però, comprendi questa rabbia e delusione, ma ti assicuro anche tanta malinconia per non vedere più quella poesia georgiana al Maradona e in giro per i campi d'Italia.

Buona fortuna Khvicha, "A Maronn t'accumpagn"!

A cura di Sara Ghezzi

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