2) Real Madrid: più forte di noi. Ma non solo di noi. Più forte di quasi tutte.
3) Inter: la più forte di questo campionato, che probabilmente la vedrà trionfare. Ed in ogni caso, fischiate il fallo su Lobotka e date il rigore su Oshimen, poi magari vediamo come finisce.
4) Juventus: primo tempo con Politano che fa la barba al palo, Di Lorenzo a cui si oppone uno Sczesny strepitoso (un portiere decisivo sposta numerosi punti), Kvara solo davanti al portiere che la butta in curva come un mediano dai piedi storti. Poi il cross, Anguissa che non chiude, Rrhamani che non salta. E Gatti, a cui dedicheremo qualche rigo a parte, che la mette dentro. Poi la solita Juve, capace come nessuno di difendere il golletto di vantaggio. La Juve.... che gioco! Una cosa inguardabile. Ma, purtroppo, funzionale.
Per Gatti: superare Mancini della Roma in quanto a scorrettezza e antisportività non era semplice. Anche perché il romanista ha come idolo Materazzi, uno specialista. Ma il bianconero ci è riuscito in infradito e sigaro: veramente un fuoriclasse. E non poteva, quindi, che essere lui, nel Paese dell'Incontrario, il destinatario del premio Fair Play, la targa Gaetano Scirea. Complimenti. Ma dicevamo del Napoli. Finalmente abbiamo giocato entrambi i tempi. E questa è una notiziona. Speriamo sia il segno che la condizione fisica stia progressivamente migliorando.
Il Napoli è vivo e lotta insieme a noi
—Il Napoli infatti gioca e lotta. Da squadra. Da squadra convalescente, che cerca meccanismi che sembravano dimenticati, fraseggi apparentemente irrecuperabili. Ma da squadra. E che lo faccia da squadra è evidente nel momento in cui, se siamo chiamati a valutare le prestazioni dei singoli, soprattutto di quelli che dovrebbero fare la differenza (e che in passato l'hanno fatta spesso), scopriamo che non sono certo da annoverare tra le più brillanti. Kvara e Oshimen sembrano avere le polveri bagnate. Il georgiano ha qualche attenuante. É abbandonato a sè stesso, senza una sovrapposizione, costantemente raddoppiato, spesso triplicato, senza uno scarico facile, un appoggio interessante, un passaggio dettato. Il fatto che guadagni meno di Demme per alcuni potrebbe, anche inconsciamente, incidere. Io non lo penso.
Oshimen era un trascinatore immarcabile che buttava le porte a terra. Oggi sembra quasi imborghesito, con meno verve, anche lui lasciato a volte troppo solo.
L'emergenza sull'out sinistro è palese. Fuori Mario Rui e Olivera, nè Juan Jesus nè Natan si sono dimostrati all'altezza del compito. Su Meret si è detto tanto (di male). Forse troppo. Ma dire che non è la sua stagione migliore penso sia il minimo. Va detto che la difesa quest'anno non è esattamente impermeabile; Rrhamani sembra avere effettivamente la colla sotto i piedi quando salta, ma le uscite oltre l'area piccola non sono state ancora vietate dal governo Meloni. Eppure, nonostante tutto, il Napoli c'è.
Certo, dopo aver sostanzialmente detto addio all'ipotesi di lottare per il titolo dopo la sconfitta con l'Inter e doverci seriamente guardare dal quarto posto, anche quello a rischio, dopo la sconfitta con la Juve, può sembrare strano parlare di Napoli in crescita. Ma a me sembra così. Il Napoli non è morto. Il Napoli è una squadra che deve ritrovarsi, ma è finalmente di nuovo una squadra.
Oggi me lo faccio bastare.
A cura di Maurizio Zaccone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Acquista il nuovo libro di Maurizio Zaccone "Ricomincio da te" su Amazon
Se vuoi approfondire tutte le tematiche sul mondo Napoli senza perdere alcun aggiornamento, rimani collegato con Calcio Napoli 1926 per scoprire tutte le news di giornata sugli azzurri in campionato e in Europa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA