Facciamo un passo indietro, torniamo all'Arechi di Salerno e a quel rosso dell'arbitro Fabbri nei confronti diKalidouKoulibaly, perché è lì che Juan Jesus, insieme a Luciano Spalletti, ha iniziato a capire che stesse per arrivare il suo momento: l'orologio stava per indicare il numero cinque. D'altronde, chi se non lui? Chi se non il figlio adottivo? Dall'Inter alla Roma, terminando con il Napoli, il tecnico di Certaldo non ha mai saputo rinunciare al ragazzo brasiliano, ma soprattutto, alla sua concentrazione.
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Non chiamatelo sparring partner: Juan Jesus, una risposta netta ai maestri della polemica
Cosa si prova a tornare a giocare in Serie A dopo più di due anni ed essere il migliore in campo? Chiedere a Juan Jesus
Arrivato in sordina, Juan Jesus sta iniziando a ritagliarsi uno spazio importante per il Napoli di oggi, ma soprattutto, per quello che verrà. Per quando l'assenza del ventisei sarà più lunga che mai, Coppa d'Africa inclusa. Ed allora perché, in mancanza di Kalidou, non affidare le chiavi della difesa al difensore verdeoro? Le ultime uscite, sia da terzino che da centrale, stanno dimostrando la grandezza del ragazzo di Belo Horizonte: sempre concentrato, attento ed abile nel fare la voce grossa.
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Il merito è condiviso con il signore che siede in panchina, soprattutto dopo le sue ultime dichiarazioni riguardanti le "seconde linee": “Èoffensivo sentir parlare di turnover. Io vi rispondo così: noi vogliamo ‘Passà o turn‘. Ad inizio stagione hanno giocato Meret, Manolas e Lobotka: significa che quelli che giocano ora fanno parte del turnover? Questo modo di dire va cambiato. Non è corretto parlare di turnover con questi calciatori. Allora Mertens gioca e parliamo di turnover? Se gioca Demme la stessa cosa?".
Proprio il match contro l'Hellas Verona è servito a confermare la mentalità dell'intera rosa: nessuno si sente una seconda scelta, sanno che ognuno di loro può risultare importante alla squadra. Il "partidazo" - come dicono nella terra di Diego - di Juan Jesus è la dimostrazione di quanto appena evidenziato: trentanove passaggi realizzati, tre intercettati, quattro respinte, sette duelli vinti a terra e quattro aerei. Il voto in pagella? Semplice, 7,5. Non chiamatelo sparring partner: Juan Jesus, una risposta netta ai maestri della polemica.
La grandezza sta lì, la vittoria di trofei importanti passa anche attraverso i dettagli, le piccole cose, che piccole non lo sono mai. Non occorrono solo undici titolari, sarebbe impensabile alzare una coppa in questo modo, bensì venti calciatori pronti per una maglia dal 1'. Questo Spalletti lo sa, tanto da motivare addirittura lo staff. Gli esempi più lampanti sono i vari Petagna, lo stesso Juan Jesus, Adam Ounas, Eljif Elmas: giocatori che subentrano sempre con il piede giusto. Come a dire: "Ehi mister, ci sono anch'io la prossima volta".
A cura di Gennaro Del Vecchio
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