Amarcord

Quando Mazzola minacciò l’arbitro e l’Inter ribaltò il risultato contro il Napoli

Domenico D'Ausilio
Domenico D'Ausilio Vice caporedattore 
Il 21 marzo 1971 a San Siro andò in scena la sfida scudetto fra i nerazzurri e i partenopei

Domenica alle 20.45 il Napoli di Conte a San Siro proverà a mantenere la testa della classifica contro l'Inter di Inzaghi, distante un solo punto. Gli azzurri ritorno alla Scala del calcio dopo quasi due settimane, dopo aver sconfitto il Milan di Fonseca per 0-2. San Siro sponda nerazzurra, a differenza di quella rossonera, negli ultimi anni è stata avara di vittorie per il Napoli: solo una nelle ultime sette, l'ultima nel 2017 grazie ad una rete di Callejon. La sfida tra le due squadre del 21 marzo 1971 fu molto importante per l'ingegner Corrado Ferlaino, il quale acquisì il Napoli due anni prima e restando azionista di maggioranza del club azzurro per ben 30 anni, per capire come sopravvivere nel calcio italiano.

Amarcord Inter-Napoli 1971, quando Mazzola minacciò l'arbitro e i nerazzurri ribaltarono il risultato

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Il 21 marzo 1971 a San Siro va in scena la sfida scudetto fra Inter e Napoli. La classifica recita: Milan punti 32, Inter 31, Napoli 29. I rossoneri sono impegnati in trasferta a Vicenza. Gli azzurri partono forte alla ricerca della vittoria per non perdere il treno scudetto e i nerazzurri faticano a reggere il ritmo dei ragazzi di Beppe Chiappella che vanno in gol con Altafini al 40° del primo tempo. Poi accade l'incredibile: il difensore nerazzurro Burgnich riceve un rosso diretto per un fallo su Umile, scatenando le proteste dei calciatori e, soprattutto, dei tifosi sugli spalti mantenuti a fatica dai cancelli. Alla fine del primo tempo la classifica si accorcia clamorosamente, visto il vantaggio del Vicenza contro i rossoneri al Menti: Milan 32, Napoli e Inter 31. Tutti i giocatori nerazzurri rientrano mestamente negli spogliatoi tranne Sandro Mazzola, il capitano, il quale di dirige nello spogliatoio dell'arbitro Gonella urlandogli: "Lei sta favorendo il Napoli. Si dia una calmata, altrimenti qui finisce male!". L’arbitro tenta una reazione: "Come si permette, Mazzola? Fuori di qui". Nel secondo tempo, le "proteste" di Mazzola sortiscono l'effetto sperato: al 55° minuto il capitano nerazzurro si fionda in area, sbatte contro Panzanato e l’arbitro Gonella indica incredibilmente il dischetto del rigore, scatenando l'ira anche del flemmatico Zoff. Boninsegna trasforma la massima punizione interrompendo la rincorsa, facendo scoppiare ancora le proteste degli azzurri, ma Gonella è irremovibile e indica il cerchio di centrocampo. Tre minuti dopo la beffa: su un calcio di punizione perfettamente battuto da Corso, ancora Boninsegna si lancia in tuffo, precedendo l’intervento di piede di Panzanato, e inzucca in rete. Due a uno per l’Inter e risultato ribaltato. Da Vicenza giunge la notizia che il Milan ha pareggiato con Benetti, i tifosi nerazzurri fanno due conti: parità in testa alla classifica a quota 33 e, soprattutto, Napoli eliminato dai giochi, staccato di 4 punti. L'Inter poi vincerà lo scudetto con 46 punti, quattro più del sul Milan, che crollerà proprio nell’attimo decisivo, il Napoli arrivò terzo con 39.

La lezione imparata da Ferlaino

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Per il presidente Ferlaino fu una lezione da non dimenticare come poi dichiarò anni dopo: "Eravamo in vantaggio grazie al gol di Altafini e nell'intervallo Mazzola alzò la voce con l'arbitro Gonella. Vinse l'Inter. E per me fu una lezione perché compresi che per vincere servivano campioni e rapporti forti. E mi misi al lavoro. Creai le relazioni con Federcalcio e Lega. Acquistai Savoldi, feci un tentativo per Rossi. E poi Maradona, con il fondamentale aiuto di Juliano". 

La confessione di Mazzola

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Nel 2011 Mazzola confessò il reato, ormai caduto in prescrizione: "È vero che sono entrato nello spogliatoio dell’arbitro, è vero che ho minacciato Gonella, e forse con il mio comportamento l’ho condizionato. Ricordandogli l’espulsione ingiusta di Burgnich, gli ho forse fatto venire dei sensi di colpa. Fatto sta che poi ci ha dato un rigorino e la partita l’abbiamo raddrizzata. Ma quell’Inter, anche in dieci contro undici, avrebbe vinto lo stesso contro il Napoli: eravamo troppo forti!".


A cura di Domenico D'Ausilio

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