Il pubblico:
Lo stadio pieno sembrava un mistero per chi racconta il Napoli. I quali dimenticano, o non sanno, che nel periodo natalizio i napoletani si triplicano, perché chi è emigrato torna casa per le feste. E lo stadio è tappa obbligata, specie in famiglia.
De Laurentiis:
Fa tre cose buone. 1 - Ci mette la faccia. 2) Si rivolge ai tifosi e si scusa, prendendosi le responsabilità della crisi del Napoli. 3) Promette impegno a rimediare nel mercato di gennaio. Era quello il momento nel quale bisognava levargli il microfono. Però poi arriva un attacco fumoso alla stampa che per riempire le pagine dei giornali si lascia andare a suggestioni e sentito dire, senza scrivere la verità. E quale sarebbe la verità? La sa ovviamente lui, ma pur avendo il microfono lì, dà appuntamento a Palazzo Petrucci tra un mese. Segniamo quindi in agenda, insieme al 12 agosto dove aspettiamo ancora il proclama degli obiettivi stagionali del Napoli. Segue un giustissimo attacco agli arbitri per la tolleranza nel “picchiare” i nostri attaccanti, ma appare un po’ tardivo, per quanto comunque necessario. Non è cosa da poco a mio avviso averci messo la faccia, ed aver chiesto scusa. Ma non perché si pretendessero delle scuse, ma perché indovinare i modi e tempi degli interventi è cosa fondamentale. Il silenzio dopo quel famoso Napoli - Verona, Il silenzio dopo l'arbitraggio di Orsato in Inter - Juventus, ed altri silenzi hanno causato malumori e danni.
Ma anche esternazioni fuori luogo hanno avuto il loro effetto nefasto. Stavolta De Laurentiis sembra prendersi le responsabilità: non sembra più sempre colpa d’altri (anche se poi c’è la verità nascosta che svelerà e che lascia intendere proprio questo).
Per oggi non sono i tifosi ad aver fatto esonerare Garcia o dimettere Spalletti, come quando invece, parole sue, lo costrinsero ad esonerare Ancelotti. Non è colpa di Gattuso che non fece venire Ibra. Non è colpa dei giocatori marchettari" o privi di napoletanità. Non ci sono vessati, ingolositi o perdenti. Stavolta l’uomo solo al comando fa quello che deve fare chi si sceglie questo ruolo, cioè prendersi anche le responsabilità. Ecco perché quelle tre cose sono buone, ecco perché quelle successive un po' meno. Ma l’individuazione delle responsabilità deve essere un semplice esercizio di onestà intellettuale per capire dove si è sbagliato e rimediare, non per crocifiggere. La stagione è in corso, il mercato si sta riaprendo e le possibilità di intervenire ci sono. C’è anche il vil denaro da impiegare. Si parte dalla consapevolezza di aver sbagliato allenatore, di aver sbagliato a cambiare preparatore e di aver sbagliato campagna acquisti. Ma, soprattutto (lo spero) di aver capito che un successo è il frutto dell’operato di un collettivo. Che se “tutti sono utili e nessuno è indispensabile” non vuol dire che sono tutti inutili. Ha sbagliato Adl a pensarlo e ha sbagliato chi gliel’ha fatto credere. Ma ora è tempo di ricostruire. Le verità del 25 gennaio mi interessano relativamente; sono molto più ansioso di vedere le mosse di gennaio. Se c’è visione prospettica, se esiste già l’allenatore futuro e se è con lui che si definiranno le scelte di oggi. Serve una scossa, di quelle pesanti. Serve ferrea volontà, coraggio e rischio. Poi scenderemo tutti insieme in campo, consapevoli che può andare bene o male. L’importante è provarci. Proviamoci. E buon anno a tutti; il 2023 resterà per sempre l’anno del terzo scudetto. Quello non ce lo leverà nessuno.
A cura di Maurizio Zaccone
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