Calcio Napoli 1926
I migliori video scelti dal nostro canale

editoriali

Un Napoli scriteriato non può piacere nemmeno a Garcia: urge una svolta

Un Napoli scriteriato non può piacere nemmeno a Garcia: urge una svolta - immagine 1
Cosa vuole essere il Napoli? Squadra che attacca, che difende, che pressa, che si basa sugli individui? Per più di un'ora è stata innanzitutto un coagulo di confusione e nervi, con evidenti cali da parte di alcuni giocatori chiave
Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

Il Napoli targato Garcia ha pareggiato in extremis a Genoa per 2-2. Questo, nella giornata in cui il tanto (-issimo) osannato Milan di Pioli ne ha prese 5 dall'Inter, può addirittura rappresentare una botta di vita. Eppure i primi 75' del Napoli a Marassi sono stati a dir poco sorprendenti in negativo. Una squadra molto probabilmente senza brillantezza negli uomini chiave ma anche senza guida, con la piccola spia che qualcosa di non completamente attecchito ci sia tra Garcia e i suoi giocatori. Per approfondire, però, ci vorrà ancora del tempo e un'osservazione ancora più oculata. Per ora è un Napoli che ha compreso cosa significhi portare lo Scudetto in giro per l'Italia: qualsiasi squadra si fa a brandelli per batterti. Per vincere ogni duello. Emblema dell'atteggiamento azzurro è invece Anguissa, troppo molle in tutte le zone del campo.

Anche un po' di autoscienza

—  

Il Napoli ha nuovamente mostrato dei buchi clamorosi su azioni in campo aperto. Il modo di riconquistare il pallone ordito da Garcia sembra vecchio, tutto votato alla scalata in avanti e con pochissima attenzione alle preventive. Se non questo, si dovrebbe pensare che giocatori evoluti come quelli del Napoli non abbiano ancora assimilato per qualche ragione i dettami di un 4-3-3 che poi per altri aspetti non si presenta così diverso. C'è la profondità, c'è lo scambio di centrocampisti e tra terzino-mezzala. Ci sono i soliti tagli, le intese di prima tra i giocatori. Manca eppure una cura dei dettagli su ogni azione che aveva contraddistinto il Napoli di Luciano Spalletti e Maurizio Sarri, ovvero le due formazioni che sono andate più vicine allo Scudetto (una l'ha vinto 4 mesi fa) da Maradona in poi.


Garcia dal primo minuto aveva scelto Ostigard su Rrahmani ed Elmas, poi tolto subito dopo 45'. Proprio il francese l'ha risolta coi cambi scegliendo di passare al 4-2-3-1 e mettendo dentro Raspadori e Politano, che poi hanno clamorosamente rimontato lo 0-2 maturato nella prima ora di gioco. Incomprensibile poi l'ultimo cambio con Kvaratskhelia tolto non per Lindstrom o Simeone, bensì per Alessio Zerbin. Anche Spalletti ci aveva abituati a sostituzioni del genere ma sempre per mantenere un risultato, mai per ribaltarlo. Di Zerbin s'è visto pochissimo, ma anche di Osimhen quasi per l'intero primo tempo. Nella prima frazione il Napoli è stato semplicemente inguardabile e di certo un po' di merito ce l'ha la Lazio di Sarri (che ha straperso a Torino ieri pomeriggio ndr).

Questo perché i due-tre contropiedi pericolosi subiti dal Genoa nei primi minuti hanno fatto sì che il Napoli si abbassasse sempre di più fino a perdere un po' il pallino del gioco e soprattutto sicurezza. I giocatori sanno benissimo che al momento, per un motivo o per un altro, non riescono ad essere incollati. E quindi il boom: è un po' la nuova frontiera di questa squadra (si vide anche per brevi tratti a Frosinone ndr). Se prima, contro le squadre chiuse, il massimo rischio era prendere un tiro-un gol e perdere 1-0 senza riuscire a sfondare con pali e traverse e via dicendo, questo Napoli concede contropiedi non appena perde il pallone nella ricerca del buco in mezzo alle linee avversarie. Questo è un dato clamorosamente preoccupante e sul quale ci limitiamo a dire che Garcia dovrà lavorare eccome. Neanche a uno come lui, checché si voglia ora dire della sua posizione o su quanto si sia aggiornato negli anni, può piacere una squadra di questo tipo.

Il Napoli è nettamente una squadra in difficoltà in questo avvio di stagione per tanti, troppi motivi e alcuni sono miscelati insieme. Lo Scudetto cucito addosso, i calciatori non tutti in condizione, una nuova guida, un calendario per ora fatto di due squadre difficili da affrontare di fila per le condizioni in cui lo si sarebbe fatto. Poi c'è la Champions già da mercoledì, una competizione in cui giocare un ruolo sempre da outsider ma mostrando di essere in grado di stupire. L'impressione è proprio che i giocatori siano pieni, inconsciamente sazi in campionato e che forse possano dare quella determinazione e quello spettacolo in più in Europa. Questo lo si vedrà già mercoledì, dove non solo non ci sono scusanti ma sarà interessante capire quanto di realmente fisico ci sia in questo calo di questa squadra. Che sembra sulla scia di quella del finale dell'anno scorso che perse contro il Monza (e c'era ancora Spalletti!), ovvero spompata nel suo animo collettivo.

Le soluzioni? Innanzitutto il tempo, quello sistema tutto. Il Napoli di certo si rialzerà e farà filotti in campionato come ha sempre fatto e troverà il suo senso, ritornerà a mettere paura e a portare verso di sé gli eventi delle partite (di cui non è più protagonista e lo si è visto nelle ultime due). Il punto è che - oltre a chiedersi dove sia finito invece l'ottimo Napoli visto contro il Sassuolo, sempre in controllo e con clean sheet al seguito - l'Inter quest'anno sembra troppo quadrata e troppo forte, la Juventus pare abbia ritrovato Chiesa e Vlahovic e il Milan molto difficilmente si staccherà dall'Inter. Insomma, il tempo c'è sempre ma non per lo Scudetto. Per quello ci vuole perfezione se ti chiami Napoli. Per quello servono dettagli e tanti risultati di fila da subito. Lo abbiamo visto l'anno scorso. Tic tac.

Di Mattia Fele

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Se vuoi approfondire tutte le tematiche sul mondo Napoli senza perdere alcun aggiornamento, rimani collegato con Calcio Napoli 1926 per scoprire tutte le news di giornata sugli azzurri in campionato e in Europa.