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editoriali
Due obiettivi e due squadre molto diverse, entrambe più o meno alla ricerca di loro stesse. Questo è solo uno spicchio della storia di Genoa-Napoli, gara che si giocherà a Marassi alle 20:45 di domani. I rossoblù hanno perso due partite su tre (in due modi diversissimi) con nel mezzo una straordinaria vittoria di sacrificio contro la Lazio di Sarri. Proprio la squadra che poi, tiratasi su le maniche è scesa al Maradona e ha portato via il bottino dei tre punti da sotto al naso dei campioni d'Italia uscenti. Gilardino avrà sicuramente studiato quella partitaper tentare di far male a Garcia in maniera simile, almeno nell'efficacia finale.
Grazie ad un cospicuo e qualitativo mercato, la rosa del Genoa si può paragonare in qualche modo al Monza dell'anno scorso. Il 3-5-2 con cui Gilardino - tecnico di ottime doti e idee, a cui manca solo un pizzico di esperienza nella gestione - ha portato la squadra in Serie B è ora stato stravolto. Al punto che l'ex campione del mondo del 2006 ha optato in due occasioni per un 4-2-3-1, rivoluzionando di fatto il sistema. Gli acquisti di Retegui, Malinovskyi, Messias, De Winter e chi più ne ha più ne metta hanno di certo alzato di molto la qualità di base. Ora bisognerà con il tempo tentare di metterla insieme e renderla una squadra compatibile all'idea dell'allenatore, creando intesa tra i calciatori più tecnici. Le idee di Gilardino sono quelle di un tipico allenatore emergente: cercare di adeguarsi ai calciatori in rosa ma mantenendo un'identità, uno spirito di sacrificio, un modo di fare le cose in campo insieme. Anche alla Pro Vercelli, Gilardino ha sempre messo in campo una squadra ben coesa e che distingueva perfettamente le due fasi. Il Genoa è una squadra che come punti di forza ha di certo la compattezza, le ripartenze e l'uso delle fasce in fase offensiva. Come punti deboli riconosce una certa fragilità in spazi aperti e nel reggere gli uno-contro-uno a tutto campo, oltre che nella velocità dei suoi difensori centrali.
Questo contro la Fiorentina s'è visto meno, ma contro Lazio e Genoa non è mancato per niente e pure con svolte di modulo improvvise. Poi ci sono le individualità e in particolare su una cade l'occhio: si tratta di Gudmundsson, attaccante islandese di 26 anni con buona visione di gioco e ottimo senso del gol e del dribbling. Anche più di Malinovskyi e Retegui, è lui il vero faro dell'attacco quanto a fantasia, una caratteristica di cui di certo ha bisogno una squadra che in molte partite non potrà in tutti i momenti dominare la gara. Gudmundsson ha la gamba necessaria a mettere in difficoltà le difese avversarie, specie considerando che non ha nemmeno dovuto partecipare alle gare con la sua nazionale (per alcuni potrebbe essere un danno: avrà abbastanza minuti e freschezza al suo arco? ndr). Per l'islandese ancora nessun gol in questo campionato ma tante belle giocate e qualità che, una volta ben combinata e amalgamata a quella dei suoi compagni, potrebbe senza dubbio guidare il Genoa verso una salvezza tranquilla.
Di Mattia Fele
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