Tre punti di ordinaria fatica: il Napoli di Spalletti ha il carisma da grande squadra e vince 2 a 1 a Marassi. Una personalità di gruppo che si evidenzia nel saper gestire le difficoltà in ogni aspetto del gioco. Senza allarmismi. Senza immobilismo o precipitazione. Elementi questi che sono stati il discrimine tra i successi e i fallimenti di un’intera società.
editoriali
Genoa-Napoli, l’analisi tattica: “Tre punti di ordinaria fatica”
Mister Bruno conte ha analizzato la prestazione degli azzurri contro il Genoa
L'analisi tattica di mister Bruno Conte
L'analisi della partita
Il 4-3-3 del tecnico di Certaldo si piega alle caratteristiche della rosa, a maggior ragione visto le tante assenze. Al solito dubbio se Fabian renda meglio in un centrocampo a due oppure da interno (e con lievi differenze lo stesso discorso può riferirsi ad Elmas e Zielinski), Spalletti sceglie la praticità: costruiamo un centrocampo più disciplinato in fase di non possesso, con maggiore copertura tra le linee di trequarti avversaria attraverso l’impiego di un play (s)purio come Lobotka. Conoscere le migliori combinazioni, relazioni tra i calciatori rende il modulo più flessibile e meno importante di quel che sembri perché vi è un continuo riadattamento in campo per ogni situazione di gioco. Lobotka in due partite sufficienti e con zero refusi ha mostrato di essere utile nelle due fasi, mostrando una disinvoltura notevole anche nel cambio passo in conduzione. Fabian, seppur ancora ingolfato – anche se gli errori di postura in ricezione sono gli stessi da diversi anni – è un calciatore che per essere decisivo ha bisogno di interagire vicino la porta per esibire la sua capacità balistica col sinistro. Il gol, sviluppato da un cambio gioco su lato debole di Insigne per Politano, rileva come lo spagnolo possa essere determinante in una prestazione mediocre. Un tratto distintivo delle prime uscite del Napoli di Spalletti è la continuità di trascorsi con le altre gestioni tecniche riguardo l’impiego del pressing ultra-offensivo e la riaggressione a palla persa. La serenità prestativa nell’eseguire le consegne in campo degli 11 in campo è visibile e difficilmente il Napoli lascia ampi spazi in transizione negativa, uno dei problemi più seri delle stagioni passate. Vi è equilibrio. E nel calcio è (quasi) tutto. Elmas verteva su Sturaro, Fabian su Rovella, ma con entrambi la possibilità di scegliere individualmente se pressare Badelj con Insigne da schermo. Lobotka da secondo battitore a rimorchio. Sporcate le linee di passaggio centrali del Genoa verso il trequarti (Hernani, ad esempio, non pervenuto il primo tempo), la squadra di Ballardini ha avuto il merito di aumentare l’intensità e la pressione nel secondo tempo contrapponendosi con un baricentro più alto in affido al sempiterno Pandev, facendo alzare Badelj su Lobotka e sfiancando le catene laterali del Napoli con la gamba veloce dei due esterni Ghiglione e soprattutto Cambiaso. Quest’ultimo viene completamente perso sul gol del pareggio ligure, in cui la diagonale negativa difensiva del Napoli viene eseguita troppo scolasticamente, con nota di richiamo alla corsa fiacca di Fabian all’indietro e la distanza di Politano nel rientrare. In fase di possesso, comunque, il Napoli sembra un cantiere aperto legato ai progetti del suo capitano, mai come adesso leader della squadra, Lorenzo Insigne.
La mossa decisiva
L’inserimento di Petagna da centravanti classico, autore del gol vittoria, è stata una mossa obbligata che ha premiato la squadra tecnicamente superiore. Bene Ounas, tra i migliori nell’1vs1 nel campionato italiano. Restiamo corti in determinate zone di campo e non fa più notizia. L’abilità di Spalletti di responsabilizzare tutti è encomiabile e già porta risultati, ma necessita nei momenti topici della stagione, per competere lassù, di determinati profili che possano svolgere funzioni diverse da quelle già in rosa, anche per poter cambiare assetto tattico in corsa. Uno su tutti, un centrocampista di sostanza, di gamba.
a cura di Bruno Conte
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