Va però detto e certificato che l’allenatore francese è ancora in tempo per non fare danni inenarrabili. Può fare una stagione da terzo posto in campionato, battersi per i Quarti di Champions e andare in fondo in Coppa Italia. Questo perché ha dei talenti forti che possono comunque risolvere con i propri spunti (che siano preparati o meno) molte delle partite in calendario. Anche il Napoli di Spalletti viveva d’istinti singolari, per quanto immersi in un orologio perfetto. A Torino contro Juric a marzo scorso come in molte altre occasioni, tra cui una anche contro lo stesso Empoli che Garcia sfiderà domenica alle 12:30. Due guizzi, uno che ha portato ad un rigore (che Lozano tirò malissimo ndr) e un altro di Zielinski. Ma un’ora di partita orrenda. Questo per dire che esistono anche le annate storte e dritte.
Una volta gestita la paturnia e tornati alla rassegnazione della dimensione del Napoli di quest’anno, allora sì che si potrà analizzare cosa Garcia possa sfruttare meglio. In un’annata per ora resa “salva” o “accettabile” da un Raspadori a fiamma viva e uno straordinario asse Politano-Zielinski tra esterno e centrocampo. Un Kvaratskhelia 17esimo su 30 al Pallone d’Oro. Proprio in virtù di questo si dovrebbe riuscire a dare a questo undici un impianto di gioco quanto meno visualizzabile, identificabile, riconosciuto. Non che “se vinciamo, vanno a saltare in 6. Se perdiamo, in 7”. Questo non è calcio di alto livello e non è studio. Ecco, sullo studio – come chi scrive spesso riporta ai propri ragazzi in classe, tutti i giorni – non è mai, mai troppo tardi.
Di Mattia Fele
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