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editoriali

Garcia e la voglia di riscatto: ecco perché il progetto Napoli è perfetto per Rudi

Giuseppe Ferrara

Il tecnico francese proverà a rilanciarsi nuovamente in Italia, soprattutto grazie al progetto e alle idee imposte da Aurelio De Laurentiis

Durante una normalissima serata di giugno, il presidente Aurelio De Laurentiis ha nuovamente sorpreso il mondo del calcio. Con un annuncio sul proprio profilo Twitter ha presentato il nuovo allenatore del Napoli. Quest'ultimo sarà Rudi Garcia, un uomo dalla personalità forte ed estremamente focalizzato sui risultati. Proprio questi sono mancati negli ultimi anni, prima al Lione e poi Al-Nassr di Cristiano Ronaldo. A Napoli però non c'è tempo per i rimorsi, ma è opportuno lavorare per permettere ai Campioni d'Italia di difendere il tricolore conquistato dopo trentatré anni.

Fame e riscatto

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La carriera di Rudi Garcia è facilmente ripercorribile: Saint-Etienne, Digione, Le Mans, Lille, Roma, Marsiglia, Lione, Al-Nassr. I trionfi di certo non mancano, ma i titoli prestigiosi non sono stati così frequenti. Per ricordare l'ultimo trofeo dell'allenatore francese bisogna risalire alla stagione 2010-2011, dove proprio con il Lille vinse prima il campionato e poi la coppa nazionale. L'apice è stato poi nuovamente toccato in Francia, sulla panchina del Lione con il quale raggiunse una semifinale di Champions League (poi persa contro il Bayern Monaco). Ciò lascia intuire che la scelta di De Laurentiis non è arrivata per caso. Per il post Spalletti occorreva una figura "internazionale" e lui lo è. L'ultima esperienza prima dell'approdo a Napoli non è stata delle migliori, visto che i risultati deludenti in Arabia Saudita gli son costati addirittura l'esonero. I veri motivi della scelta del patron azzurro saranno svelati solo nei prossimi giorni, ma intanto è chiaro che il tecnico ha voglia di riscatto. All'ombra del Vesuvio occorrerà lavorare proprio su questo. Determinazione e voglia di rivalsa diventeranno i nuovi punti cardine di questo club, che ormai ha voglia di raggiungere livelli mondiali. La missione è ardua, ma c'è un nuovo condottiero che ha accettato questa sfida "imposta" dal presidente.

I due anni di contratto e l'opzione per il terzo sono un chiaro segnale: la dirigenza ha un progetto. Quest'ultimo dev'essere ovviamente rispettato e la chiave diventerà anche il mercato, attraverso il quale si proverà a rinforzare ulteriormente la rosa. Sono e saranno giorni caldi in città, ma da ieri sera c'è una nuova consapevolezza: la panchina del Napoli è stata affidata ad un uomo forte, che proverà a toccare il punto più alto della sua carriera proprio in azzurro come già successo a Luciano Spalletti. Questa qui potrebbe essere la chiave, come lo è stata per alcuni calciatori "affamati" venuti a Napoli per esprimere le loro potenzialità al massimo, fino a quel momento inespresse. Uomini come Lobotka, Kim, Di Lorenzo, Osimhen stesso e senza dimenticare uno venuto dalla Georgia che fa tunnel a ogni primo tocco di ogni partita. Cambiando si vince e non sempre gli allenatori già all'apice della loro carriera possono essere quelli giusti per restare vincenti. Serve quel mordente che tende all'infinito.

A cura di Giuseppe Ferrara

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