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editoriali

Farsi la guerra non ha senso, è un Napoli altalenante. Garcia e i giocatori si chiedano il perché

Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

Com'è possibile che improvvisamente il Napoli sia tornato a marcare a zona, a giocare di dominio e a essere compatto? Proprio prima del tweet presidenziale di ADL - il primo dell'anno - che induce a positività dopo uno scialbo pareggio?

Il Napoli di Garcia è improvvisamente tornato indietro nel tempo a Bologna e si è comportato con idee diverse. Ha tenuto bene gli spazi sul campo, ha palleggiato ed è stato verticale il giusto, ha difeso in modo ordinato e (stranamente) a zona sui calci piazzati. Poi, dopo uno 0-0 dovuto alla scialba incisività sotto porta (e a un rigore sbagliato malissimo da Osimhen) arriva il peculiare tweet di ADL che non si era fatto sentire nelle scorse settimane. Se 2+2 fa quattro anche nel calcio, il tutto potrebbe significare una ingerenza bella e buona del presidente nel lavoro del mister, quasi a volergli ricordare per cosa è stato assunto: continuare ciò che già funzionava prima. In più potrebbe aver stimolato il dialogo allenatore-calciatori almeno da un punto di vista di identità tattica, perché i rapporti personali sono un'altra cosa e Osimhen e Kvaratskhelia ce lo hanno mostrato quando sostituiti.

Non può bastare

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Che il Napoli abbia fatto molto meglio delle scorse uscite è cosa indubbia ed evidente a tutti: di fatto è mancato solo il gol e se fosse arrivato ora staremmo parlando di una solidità ritrovata. Si è innanzitutto stati corti e questo è un primo passo fondamentale perché la squadra abbia un volto. Lascia ben sperare l'andazzo posizionale dei calciatori in campo, finalmente impiegati per quelle che sono le loro caratteristiche e non costretti a coprire distanze troppo lunghe fuori dalle loro misure. Braga ha insegnato questo: vanno bene 20 tiri in porta fatti ma non si possono prendere contropiedi costanti vivendo le partite sul filo dell'equilibrio. Così il Bologna non ha minimamente tirato in porta pure se nel Napoli la difesa schierata era totalmente inedita. Magari finalmente qualcuno capirà ora che difendere non si fa singolarmente ma in gruppo. Nel primo tempo un Napoli arrembante, un palo di Osimhen e un paio di buoni tiri e buone azioni bloccate poi dai bolognesi. Nel secondo tempo un rigore clamorosamente steccato da Osimhen stesso, che al momento del cambio (83esimo) sbraccia e chiede all'allenatore perché non giochi con 2 punte invece di sostituirlo. Risposta: non avrebbe dovuto farlo perché non è il suo mestiere. Che è invece segnare i rigori.

I calciatori del Napoli hanno tutto il dovere di rispettare il nuovo allenatore e le sue scelte, pure se volessero (non che lo facciano, siamo nel campo delle ipotesi ndr) non rispettarlo umanamente e con tutto il legame che ancora esiste con il tecnico precedente. Quel tempo è finito e ora se Garcia ha anche permesso di tornare ad un certo principio di gioco bisogna almeno dargli tempo affinché moderi e smussi le scelte singole. Il punto è che ad oggi non solo i tifosi sentono la fretta del successo, ma anche i calciatori e questo crea frenesia nel gioco e nei risultati. È e forse sarà un Napoli altalenante, con difetti e pregi qua e là ma senza una dominanza propria o un carattere continuo. Ogni partita può esaltarli o innervosirli e questo può fare la differenza tra una stagione di certezze e una simile a quella del primo anno di Spalletti.

In più c'è stata l'ottima strategia di Motta, che anche in conferenza ha ammesso di voler frustrare gli avversari e ci è riuscito alla perfezione, sfruttando una brillantezza non al top dei suoi uomini che pure hanno qualità e fisico e hanno voluto metterla sui duelli e sulle scalate difensive. Sulla prestazione del Napoli c'è poco da aggiungere se non che è figlia di una confusione generale che piano piano si diraderà. Resta comunque un po' d'ombra, come se non si conoscesse l'intero quadro della storia o se dal di dentro qualcosa si sia smosso in favore di un dietrofront rispetto all'inserimento così d'emblée delle idee del nuovo staff. Anche con Sassuolo e Frosinone il gioco era apparso molto diverso, mentre ieri sera sembravamo ritrovarci dinanzi alla solita partita spallettiana in cui il risultato non si sblocca ma il gol non lo si subirà mai. Quale sia il cardine di gravità permanente tra questo equilibrio e un pizzico di coraggio in più è quello che vorremo scoprire nelle prossime uscite, già a partire da dopodomani contro l'Udinese di Sottil. Così di certo non può bastare. Ottima invece la prova di Natan, semplicemente un buon difensore con pure delle idee interessanti in costruzione. Il Napoli guarirà dalla sua assenza di gol e di vittorie perché è una grande squadra composta da ottimi giocatori (che però devono comportarsi in un modo più maturo all'avviso di chi scrive, almeno in alcune individualità ndr), ma che questo basti per un campionato di vertice è difficile dirlo. L'impressione è che si possa far davvero bene in Champions League e rientrare nelle prime quattro in campionato nella speranza che non ci siano exploit o sorprese tra Lazio, Roma e Atalanta o Fiorentina a dar fastidio ad un cammino che avrà degli inciampi. Perché le prime 2 sembrano difficilmente sradicabili da lì.


 

Di Mattia Fele

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