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editoriali

Veiga senza ambizioni, si riempirà le tasche ma lascia il calcio che conta

veiga al ahli
Il centrocampista spagnolo a sorpresa ha scelto di mettere in secondo piano la sua carriera volando a soli 21 anni in Arabia Saudita
Sara Ghezzi

Il calciomercato è abituato a regalare colpi di scena, trasferimenti saltati altri arrivati a sorpresa. Ma quest'estate si è assistito a qualsiasi tipo di situazione. Infatti questo sport è sempre più in mano agli agenti che chiedono l'impossibile ai club e agli arabi che stanno prosciugando i campionati europei, puntando sul loro denaro per convincere i giocatori, la maggior parte sulla parte finale della propria carriera. Il Napoli è una delle poche squadre europee che può vantarsi di aver resistito all'attacco saudita trattenendo Osimhen e Zielinski. Ma ieri sera ha dovuto incassare un no inaspettato, quello di Gabri Veiga. Nei giorni scorsi l'operazione per il centrocampista spagnolo sembrava definitivamente chiusa, con le visite mediche prenotate e il ragazzo entusiasta di provare l'esperienza in Italia giocando anche la Champions League.

L'Arabia alla conquista del calcio: anche Gabri Veiga sceglie il denaro

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Magicamente però nel momento decisivo, quello delle firme, sono sopraggiunti problemi di cui non è mai stata spiegata la reale natura. Ma, molto probabilmente, si trattava del piano del suo potente agente Zahavi che mentre chiudeva con l'azzurro strizzava l'occhio al "vile" denaro arabo dell'Al-Ahli. Uno dei migliori talenti in prospettiva ha scelto di lasciare l'Europa a soli 21 anni per volare in una paese ricchissimo, con regole non condivisibili. In un campionato che per quanto rimbottito di campioni come Benzema, Ronaldo, Neymar, ma anche giocatori come Milinkovic-Savic, Koulibaly, Firmino, Ibanez, Brozovic e tanti altri, non dà la sensazione di essere realmente competitivo. Per conferme provare a seguire qualche partita della Saudi League, davvero sembra difficile riconoscere il gioco del calcio. Eppure Gabri Veiga ha scelto di volare lì per un ingaggio faraonico, il vero motivo del suo trasferimento. Una scelta personale, assolutamente, ma che testimonia come questo calcio sia ormai privo di ambizioni. Perché se alla sua età con una carriera che era pronta al decollo si sceglie di lasciare già l'Europa, senza nemmeno provare il vero calcio dei grandi, non si offenda il Celta Vigo, allora veramente non si può più competere. Il ragazzo tra qualche anno potrà sicuramente tornare nel calcio che conta, ma molto probabilmente non brillerà come avrebbe potuto fare da questa stagione con l'azzurro addosso o con qualsiasi altro colore che sia di una squadra della Liga, Premier o Bundesliga. In questo modo potrebbe chiudersi anche le porte della Nazionale che preferirà convocare giocatori provenienti da un campionato più allenante e competitivo.


Il talento non basta quando si lasciano a casa le ambizioni

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Di fronte a tanti soldi ci vuole coraggio a dire no, è vero, ma alla sua età bisognerebbe averne. Invece Gabri Veiga, probabilmente anche mal consigliato, non ne ha avuto abbastanza. Non ha avuto la forza di lottare per la sua carriera. O semplicemente ha dimostrato di essere talentuoso, ma evidentemente senza ambizioni e nel calcio sono quelle il vero motore. A questo punto ben venga il suo mancato arrivo. Forse questo ragazzo non avrebbe potuto rispettare le aspettative createsi intorno a lui. Perché si può accettare tutto, ma rinunciare alla carriera a 21 anni, quando ancora tutta la sua storia doveva essere scritta vuol dire non tener conto dei sacrifici fatti per diventare calciatore. Non avere voglia di fare un salto in avanti. Non avere la forza mentale di giocare tra i migliori. Sicuramente si riempirà le tasche, ma a lungo andare, quando trasborderanno di denaro, quello stesso che sta diventando la stella polare dei calciatori non basterà. Perché guardandosi alle spalle, vedrà un strada designata per lui dal dio del calcio ma che non avrà percorso per una scelta presa senza pensare veramente alla carriera. Il futuro non lo si può prevedere, magari potrà smentire tutti, ma al momento è solo un talento bruciato dagli agenti e da un calcio sempre più malato.

A cura di Sara Ghezzi

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