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editoriali
Vogliamo parlare un attimo del gol di Kvara? O è già passato tutto in cavalleria? Signori, questa è un'opera d'arte degna del Cristo Velato di Sanmartino (perdonerete l'audace paragone di un uomo innamorato), è un capolavoro senza tempo che dovrebbe far godere tutti gli appassionati di calcio e non solo i tifosi azzurri. Del resto il Napoli pratica un calcio talmente adamantino che non ammette l'ostilità dei propri delatori. Poi ci sono quelli in malafede, ma questa è un'altra storia...
Questa squadra si ama e basta, anche perché amare il fùtbol vuol dire andare ben oltre le sterili logiche di campanile. Di fronte alla Pietà di Michelangelo nessuno ha il coraggio di dire "preferisco il Bernini o il Canova". E non perché questi scultori siano meno dotati del Buonarroti (lasciamo questo dibattito ai critici). La verità è che l'arte, dialogando con Dio, non ammette alcuna competizione. Ma torniamo al gol del georgiano. Kvara prende la palla a centrocampo e le dà un colpetto, una delicata carezza che è utile a eludere l'intervento del primo marcatore. Poi la tocca un numero spropositato di volte e tutte in rapida successione, sterza sul difensore che prova vanamente a entrare in tackle scivolato. S'invola verso la porta di Consigli ricordando la progressione del barrilete cosmico a Messico '86. Arrivato a limite dell'area neroverde, non tira subito - il tempo nella sua mente rallenta - ma aspetta il momento esatto per far passare la palla sotto le gambe del difensore. Più di un varco, il campione attende lo spalancarsi di un orizzonte. Il resto è già storia. Se, come sembra, il Napoli vincerà davvero lo scudetto, non possiamo non celebrare un gesto tecnico che è un dono per tutto il calcio mondiale. La purezza dell'intelligenza cinestetica, la consapevolezza del corpo e di ogni muscolo alla maniera di Rudol'f Nureev.
Il calcio di oggi è senza poesia
Il calcio di oggi è senza poesia, pensateci un attimo. Guardate Cristano Ronaldo, persino i campioni blasonati sembrano fatti con lo stampino. Nell'era dell'intelligenza artificiale anche loro sono degli automi, performanti e affidabili come tutto ciò che prende le distanze dall'umano. Poi però ci sono ci sono anche i calciatori antichi come Kvara, stregoni del gioco e del bene che rievocano i grandi ballerini (e non a caso prima abbiamo citato Nureev) e tutti i superoi della Marvel. La discriminante è il sentire il proprio corpo nello spazio, nell'istante e nella gravità. Nel qui e ora di un gesto irripetibile che è minimo comune denominatore di ogni espressione artistica. Possiamo solo essere grati.
A cura di Giovanni Ibello
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