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editoriali

Quale che sia il futuro, si dica che il Napoli di De Laurentiis ha raggiunto un livello lunare

Mattia Fele

Il Napoli si studia e ammira come di fronte a un'opera d'arte. D'arte anche perché "artificiale", creata e non nata. Programmata, ideata. Dimostrazione tangibile che anche lo sport di puro corpo si fa col pensiero. Altro che stop a gennaio

Il Napoli di Spalletti che avrebbe dovuto subire il calo post-Mondiali, il buco dell'ozono, la sparizione delle mezze stagioni, il riscaldamento globale e le macumbe di tutta Italia ha vinto anche in Champions League dominando. Ancora. Lo ha fatto con una superiorità mentale e tecnica straordinaria in casa dei vincitori della precedente Europa League, tanto pompati anche dalla stampa nazionale e dimostratisi ben poca cosa ai piedi della squadra italiana più forte. Glasner ha predicato bene e razzolato che peggio non si poteva, preparando un piano partita autodistruttivo e non lanciando mai Kolo Muani, non tenendo mai il pallone che invece contro un 4-3-3 poteva essere un ottimo veicolo di propositività dato il 3-4-2-1 di partenza (che di base occupa molti degli spazi vuoti lasciati dal tre-tre, bastano carta e penna per capirlo e lo ha ripetuto anche Spalletti). Ha voluto giocare in ripartenza. Ha sbagliato.

Eintracht FrancoDEBOLE

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In questa stagione il Napoli riesce a far sì dentro la partita (quella famosa "scatola da riempire") che si vengano a creare quelle situazioni favorevoli e decisive, pure nell'appannamento tattico o nella brillantezza di qualche singolo venuta a mancare. L'inizio di Francoforte sembrava questo: un po' timoroso, molto bloccato. Coi tedeschi che scalavano bene e Kim e Rrahmani che hanno toccato più palloni insieme di tutto il centrocampo avversario. Passa qui-passa lì senza mai trovare spazio per le triangolazioni sugli esterni, con Lobotka o troppo schiacciato tra i difensori o un po' in bambola, quasi come se la ricercasse lui l'auto-marcatura a uomo (di Kolo Muani come del centrocampista di turno alla cui linea lo slovacco si andava adagiando). Ma solo il Napoli ha la fortuna di avere una miriade di varianti tattiche con le quali poter creare occasioni importanti. Così una conversione centrale bellissima di Lozano permette a Di Lorenzo la famosa "scodellata" alla De Rossi - famosa in casa Spalletti dal 2007 -: il messicano prende il palo, Osimhen si prende il solito rigore per anticipo fragoroso e calcione conseguente, Kvaratskhelia (non benissimo) lo sbaglia. Calcia male e a mezz'altezza. Era già successo a Glasgow, poi contro il Liverpool in casa. In generale il Napoli non ama i rigori. I gol li vuole segnare di manovra.

Così poco dopo Lobotka (che al momento non ha eguali in Europa nel suo ruolo e nei compiti partita che ricopre) lancia Lozano ispiratissimo, che mette pallone e Osimhen in porta con un passaggio perfetto. Osimhen addirittura sbaglia tecnicamente ma il passaggio è così funzionale che era impossibile sbagliare pure ciccando totalmente il pallone. È 0-1 e per poco non è 0-2, visto che sul calcio d'inizio si ripete la stessa identica azione ma in fuorigioco. Da quel momento in poi (in realtà da sempre) il Napoli è padrone del campo perché prende pure fiducia mentale e si sblocca nei piedi. Kvara inizia con qualche serpentina o buona lettura pure difensiva, Olivera entra nel gioco, Lobotka non ha fatto passare un pallone. Kim è un visionario, legge prima degli altri. Un cartomante del pallone. Sembra l'amico che ti spoilera il film che ha già visto. Il capolavoro poi arriva nella ripresa: Glasner decide impudentemente di perpetuare uno stile di gioco totalmente inoffensivo, così permettendo al Napoli di sfiancare e sfibrare il 3-4-2-1. Kolo Muani viene espulso per un fallo che in Italia avrebbe significato solo un giallo e una pacca sulla spalla. Il Napoli dilaga e inventa l'azione delle azioni: Anguissa per Kvara spostato a destra, tacco per Di Lorenzo in posizione da trequartista e sinistro alla Hakimi all'angolo destro di Trapp. Perfezione su tela. 0-2 a Francoforte, 22esimo gol segnato in 7 partite di Champions League. Due le ha siglate il terzino destro e capitano Giovanni Di Lorenzo. Modernità.

Sabato c'è l'Empoli che chiude il cerchio di un febbraio strepitoso, proprio al Castellani dove si chiusero amare le speranze Scudetto nel 2022 con quella pazza rimonta. Prima di guardare avanti è però anche tempo di fermarsi e darsi un occhio alle spalle. Il Napoli ha calpestato chiunque in Europa, a conti fatti. Dopo 30 partite ufficiali giocate ne ha perse solo 2, vinte 26. Un conteggio che ha dell'allucinante se si pensa alle premesse o se si pensa all'idea che si ha del calcio in generale in Italia. Che si fa solo coi calciatori fatti e finiti. Poi arriva Kim dal Fenerbahce e distrugge tutte le convinzioni dell'uomo medio sul calcio italocentrico. Esiste anche altro al di fuori del Bel Paese. Il Napoli rischia di aver costruito una delle squadre più epiche di sempre ed è bene davvero fermarsi e capire la fattura storica di queste parole, la purezza incontrastata e i valori di questa squadra. Con Spalletti che non sorride perché esige sempre di più. La Champions è poco alla portata del Napoli ma i Quarti (ed è già storia) sono lì davanti e aspettano solo l'ultimo baciamano per essere adescati. Se pure ci sarà - e resta sempre probabile - un momento di calo, che si tenga di fronte agli occhi questo livello qui. A questo è arrivato il Napoli di De Laurentiis.

A cura di Mattia Fele

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