Qualcuno dice che il diavolo sta nei dettagli ed è senz'altro vero. Ma più in generale, con la pretesa di non scomodare i massimi sistemi, si può dire che nell'infinitamente piccolo si rivela ciò che può andare oltre la nostra comprensione. Saper interpretare i dettagli è fondamentale in ogni percorso di crescita. E oggi parleremo di questo. Parleremo di dettagli, di quelle forze spietate e invisibili che possono orientare un destino.
editoriali
Via le ombre degli ammutinati: il nuovo corso del Napoli è il trionfo dello «spalla a spalla»
Leggerezza è la password del successo
Sembra incredibile a dirsi, ma si ha la netta sensazione che il nuovo corso del Napoli - per quanto giovane e inesperto - sia superiore, tecnicamente e moralmente, a quel collettivo che solo quattro anni fa ha sfiorato lo scudetto con Maurizio Sarri. Forse solo adesso scopriamo che quella squadra era logorata dai troppi fallimenti. Proviamo a stilare un quadro completo, un'operazione che, ancorché lacunosa, oggi come oggi si ritiene necessaria. Perché se vai a rubare la merenda nella tana dei campioni d'Italia è giusto tracciare un primo bilancio del nuovo ciclo. Dall'ultimo anno di Sarri in poi ci sono stati ben tre check point del dolore. Tre momenti che hanno disintegrato l'entusiasmo dello spogliatoio partenopeo: chi vi scrive si riferisce a Fiorentina-Napoli del 2018 - per intenderci la partita dello scudetto perso in albergo - a Napoli-Verona del maggio 2021, un'autentica tragedia sportiva, e a Napoli-Fiorentina dell'aprile 2022. Tre diversi "psicodrammi" che hanno minato le sicurezze di un gruppo tanto forte quanto incapace, all'occorrenza, di ghermire la preda.
Il nuovo Napoli ha dalla sua una ritrovata leggerezza, un entusiasmo bambino che è mancato in questi ultimi anni di ammutinamenti ed altalene emotive. E chissà che non sia stato proprio questo particolare a far saltare il banco in tre diversi momenti di tre distinte stagioni. Italo Calvino scriveva: "Prendete la vita con leggerezza, ché leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore”. Ecco, leggerezza di questo collettivo è la password del successo.
La partita
Veniamo alla partita. I numeri di Milan-Napoli ci dicono in maniera piuttosto evidente che al netto delle due macro-assenze (Leao per i rossoneri e Osimhen per gli azzurri), le due squadre si equivalgono. Il Milan tira cinque volte in porta, il Napoli risponde con quattro. Il Milan ha completato 349 passaggi, il Napoli 351. In sostanziale equilibrio anche il dato sul possesso palla, con una leggera preferenza per i padroni di casa (51 a 49 %). Kvara sposta gli equilibri con due ammonizioni strategiche e un rigore procurato. Allo stesso modo Kim cresce partita dopo partita e, anche se può sembrare una bestemmia, non fa rimpiangere il miglior Koulibaly. Meret salva il risultato in quattro occasioni, blinda la titolarità e - cosa ben più importante - dice definitivamente addio agli spettri che lo hanno scortato negli ultimi due anni.
Il capolavoro di Spalletti? La gestione etica del gruppo (meno la scelta tecnica di Raspadori centravanti)
Bisogna fare i complimenti a Spalletti che dopo sette turni di campionato stravince il confronto a distanza con i colleghi delle dirette rivali. I fatti dimostrano che Allegri (facciamo il suo nome anche se è come sparare sulla croce rossa...) non ha saputo sfruttare il periodo in cui è stato lontano dall'attività agonistica. Lo spocchioso juventino ha fatto la cicala e ora raccoglie i frutti aspri dell'inedia. Prima di tornare in sella alla Zebra, Max intervenne al "Senza giacca" di Sky Sport. Ospitato dal compiacente Caressa, Allegri si dava arie da maestro ma forse ignorava che nella vita, nell'esatto momento in cui ti senti arrivato, è proprio lì che sei finito.
Spalletti invece è stato più furbo. Mentre si godeva i milioni di Suning "parcheggiato" nella sua tenuta in Toscana, il tecnico di Certaldo ha rafforzato le sue conoscenze e ha puntellato le sue abilità, non solo tecniche ma anche motivazionali. Kvara che abbraccia Zielinski affranto per un doppio rigore sbagliato, Simeone che zittisce San Siro ma ascrive i meriti del gol al cross di Mario Rui. E poi ancora, Kim che ruggisce al 97esimo per aver disinnescato la sortita offensiva di Brahim Diaz. Meret che le prende letteralmente tutte. Ebbene, questi sono i dettagli di cui si discuteva in apertura di pezzo. L'infinitamente piccolo che rivela ciò che è straordinario. Ed è in questi dettagli apparentemente insignificanti che si cela la forza del nuovo Napoli, lo spalla a spalla a lungo invocato da Rafa Benitez. Il Napoli delle giovani menti aperte all'apprendimento è un libro ancora tutto da scrivere, non solo dal punto di vista tattico ma anche sotto il profilo squisitamente spirituale. Spalletti sa che questo può essere il capolavoro della sua carriera così come sa che bisogna tenere i piedi per terra. Calma e gesso. Il Napoli c'è.
A cura di Giovanni Ibello
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