Il Napoli sta volando in questo inizio di stagione e sono diversi gli azzurri su cui si sono accesi i riflettori. Insigne, Osimhen, Anguissa, Koulibaly, Fabian Ruiz sono sulla bocca di tutti per le loro gesta. Ma ci sono due giocatori che stanno rendendo possibile il funzionamento di questo bellissimo giocattolo costruito da mister Spalletti: Giovanni Di Lorenzo e Mario Rui. I due terzini da molti definiti giocatori normali adatti ad una squadra di medio livello e quindi non meritevoli di essere al Napoli che vuole lottare per i primi posti. Troppo spesso si sono sentiti dire questa frase. Troppo spesso si prendono le copertine per qualche errore, dimenticando quando fanno bene. Per tutta l’estate è stato invocato il terzino sinistro ed è evidente che il portoghese abbia trovato la carica da questa per giocare come sta facendo.
Terzini illuminati
I terzini ora sono una certezza per Spalletti: ma non erano il tallone d’Achille?
Giovanni Di Lorenzo e Mario Rui, giocatori normali diventati straordinari
Di Lorenzo, quel pregiudizio che diventa favola
Giovanni Di Lorenzo è alla terza stagione in azzurro, accolto con freddezza, eppure è il giocatore più utilizzato dalla rosa. Tre allenatori hanno sempre scelto lui in quella zona di campo, e grazie al suo moto perpetuo su quella fascia si è guadagnato anche un posto in Nazionale vincendo un Europeo da protagonista. Una bella favola, in cui lui, forse, è stato uno dei pochi a crederci dall’inizio. E dopo Ancelotti, Gattuso e Mancini anche Spalletti punta su di lui. Un ragazzo che non conosce fatica, polmoni di ferro i suoi, sempre pronto ad attaccare, ma allo stesso tempo utile in difesa. Senza dimenticare il suo fiuto per il gol, un bravo colpitore di testa e un tiro da non buttare, d'altronde da ragazzino lo chiamavano Batigol. Un giocatore completo. Non bisogna stranirsi se al 94’ minuto di una partita giocata al massimo lo si ritrova ancora a fornire cross con l’irrefrenabile voglia di rendersi utile. Perché Giovanni sa cosa vuol dire partire dal basso per arrivare sulla cima della montagna, lui sa cosa significa fare la gavetta, sa cosa significa sudarsi la maglia.
Mario Rui, l'istinto e la rabbia di chi cerca il riscatto
Mario Rui, forse il più criticato dei due, quello che quest’estate era nella lista dei possibili partenti dopo la scorsa stagione non vissuta al massimo. Colui che troppo spesso è stato al centro della critica, a volte giustamente altre molto meno. Eppure sembra di nuovo quello che ha ben figurato nella squadra dei 91 punti, un giocatore che probabilmente non ha dalla sua una tecnica eccelsa, ma può contare su un carattere forte e battagliero. È vero, troppo spesso si lascia prendere dall’istinto rischiando di mettere in difficoltà i suoi, un esempio l’espulsione contro lo Spartak Mosca, ma quell’istinto è anche il suo più grande pregio.
Contro il Bologna è stato uno dei migliori, e in questo inizio di stagione sta succedendo molto spesso. È migliorato in difesa, anche lui ha un motorino nelle gambe, fornisce diversi palloni interessanti ai suoi. Dal suo piede è partita l'azione del gol Insigne-Osimhen contro l'Udinese. E se inizia a regalarsi anche qualche giocata di classe può veramente urlare a tutti: “Voi parlate, ma il terzino sinistro il Napoli ce l’ha e sono io”. Il ritorno di Ghoulam non lo spaventa, perché l'algerino avrà bisogno di tempo dopo il terzo infortunio al ginocchio e perché Mario Rui sta dimostrando di meritare la titolarità e di non volerla lasciare. Spalletti è avvisato con rispetto e sana "cazzimma" portoghese.
Di Lorenzo-Mario Rui: due giocatori determinanti
Insomma questi due ragazzi sicuramente non si prendono le luci dei riflettori, ma sono determinanti in questo Napoli dominatore. In fondo è anche merito loro se gli azzurri hanno subito solo 3 gol in campionato. Loro i due motorini della squadra, pericolosi in attacco, risolutivi in difesa, che sudano la maglia e lo hanno sempre fatto, che dialogano a meraviglia tra di loro e con i compagni. Giovanni e Mario, l'immagine della normalità che diventa straordinarietà per la gioia di Spalletti.
A cura di Sara Ghezzi
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