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editoriali
Di Giovanni Simeone, della “napoletanità” e dello “stile Juve”. Riflessioni sparse
"Tutti, quando le cose ti vanno bene, pensano che prima o poi andranno male. Ma noi li faremo stancare di avere quel pensiero". Parole e musica di Giovanni Simeone, uno che ha conquistato Napoli a suon di gol e dichiarazioni d'amore (vere)
Giovanni Simeone è proprio uno da cui prendere esempio. Non solo come calciatore, professione che svolge con serietà e visione uniche, ma anche come uomo. Ed infatti è in entrambe le vesti che ha conquistato, a suon di gol e dichiarazioni d'amore, una piazza che veniva da un'estate assai complicata, attraversata da tanti addii e troppe polemiche, da una divisione che pareva insanabile tra parte della piazza e proprietà e da una Società contestatissima per la cessione di tanti big tutti insieme. Sembrava stesse profilandosi una stagione di transizione, una di quelle da metà classifica o poco più, con tanti giovani di belle speranze da inserire in un contesto che pareva più grande di loro, privi dell'esperienza necessaria a reggere - pronti via - ad un campionato che la tifoseria sperava potesse consacrare il Napoli come squadra ancora competitiva ad alti livelli. Uno di questi giovani, però, lo conoscevamo bene: i gol che il Cholito aveva segnato contro il Napoli li ricordavano tutti, e qualcuno si permise il lusso di scrivere che non lo avrebbe mai voluto all'ombra del Vesuvio, proprio in virtù di quella (naturale) esultanza dopo una partita a dir poco strepitosa. Come se, da avversario, avrebbe dovuto rinunciare - per chissà quale oscura ragione - a segnare contro il Napoli. Come se segnare gol a valanga contro gli azzurri fosse un reato di lesa maestà. Ma Giovanni è uno tosto, uno a cui piacciono le sfide. Soprattutto, uno a cui piace sognare. E il Napoli lo aveva sognato tanto, al punto che ha fatto di tutto per accasarsi a queste latitudini, aspettando tempi infiniti e venendo infine premiato per la sua tenace caparbietà. Ed è diventato partenopeo fin nel midollo: si discute tanto (e spesso a sproposito) della napoletanità, quasi come fosse un marchio di fabbrica di cui vergognarsi. Salvo poi esaltarsi nel parlare di "stile Juve". Lì, il marchio di fabbrica è ostentato con orgoglio. Da queste parti, è visto come un minus da cui affrancarsi, "se si vuole crescere". Ebbene, Giovanni Simeone è interprete di una napoletanità di cui andar fieri. E' uno che non ha paura di parlare con il cuore (e con la testa) al cuore (e alla testa) dei tifosi. Che, adesso, lo amano all'unanimità. Ieri, al termine della prima amichevole di questo mini-ritiro in Turchia, che serve per ridare minuti ai calciatori e a ritrovare condizione mentale e fisica dopo una insensata e lunghissima pausa dovuta ai Mondiali in Qatar, regala una nuova (e sentita) carezza al popolo azzurro: "Tutti, quando le cose ti vanno bene, sperano che ad un certo punto cominceranno ad andare male. Ma noi vogliamo farli stanca di avere questo pensiero". State senza pensieri, il Napoli c'è. E non ha intenzione di mollare.
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