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editoriali

De Sciglio fischiato dallo Stadium è lo specchio di un’Italia che non va

Emanuela Castelli

Collaborare con la Giustizia - in questa Italia dei disvalori - non conviene?

Mattia De Sciglio, entrato ieri a gare in corso, nel match tra Juventus e Lazio di Coppa Italia, è stato "accolto" calorosamente dai propri "tifosi" con una sonora bordata di fischi. E' un caso emblematico, quello del calciatore bianconero, contestato, contestatissimo dalla piazza della Vecchia Signora, per essersi macchiato di un "eccesso di onestà". Già, quasi che l'onestà fosse una cosa disdicevole, una disvalore da punire, un'onta per la quale essere condannati a vita.

De Sciglio, stai tranquillo: è l'Italia a viaggiare al contrario

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Il calciatore, nell'ambito dell'inchiesta Prisma, in un eccesso di onestà intellettuale (e qui siamo chiaramente sarcastici), si è permesso di mostrare ai giudici la chat in cui Chiellini spiegava ai calciatori la questione stipendi - rassicurandoli che la Juventus avrebbe elargito loro tre dei quattro stipendi cui questi formalmente rinunciavano - e chiedeva di non farne parola con la stampa. Orrore, reato, lesa maestà. Dal momento in cui la vicenda è diventata di dominio pubblico, il calciatore ha subito una durissima contestazione, anche a mezzo social, dove è diventato bersaglio di critiche feroci da parte degli stessi supporters bianconeri, che lo accusavano di "tradimento". Ieri, la contestazione si è spostata in campo, con l'inequivocabile bordata di fischi. E viene da chiedersi in che Italia viviamo. Se sia normale, oggi, criticare qualcuno per aver esposto ai giudici la realtà dei fatti. Se sia concepibile, addirittura accettabile, che venga etichettato come traditore chi ha collaborato con la Giustizia, esponendo anche la propria persona alla possibilità di sanzioni disciplinari. Viene da riflettere, e profondamente, su un'Italia in cui il valore è diventato disvalore, il marcio va coperto ad oltranza sotto il tappeto e - se non lo fai - quello sbagliato sei tu. La Giustizia in questi giorni è stata messa più volte sotto i riflettori di una critica irrispettosa ed impietosa: tacciata di ingiustizia, nello specchio deformante di chi è abituato e concettualmente forse anche costretto a vincere sempre, costi quel che costi, anche se questo vuol dire prendersi dei "rischi" con la Giustizia. A stupire non è tanto il comportamento della Juventus, quelle intercettazioni che mostrano gli ex dirigenti in tutta la loro hybris, quanto l'atteggiamento di una buona parte della tifoseria bianconera. Che dovrebbe mirare alla correttezza, a vincere sul campo e in modo pulito, a voler ripulire la Società da un recente passato di dubbia legalità. Ed invece si ostina a difendere l'indifendibile e a mandare al patibolo un calciatore che ha solo fornito informazioni alla Giustizia. Come ogni cittadino sano e civile dovrebbe fare. In un Paese normale,. Paese normale, che l'Italia sembra non essere.