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(Photo by SSC NAPOLI via Getty Images)
"Avevo detto che avremmo allestito una grande squadra, ma non ci ha creduto nessuno": la frase pronunciata ieri da Aurelio De Laurentiis sa tanto di rivincita. Una rivincita verso chi ha parlato troppo presto. Il patron del Napoli, che ha rilasciato questa breve dichiarazione a margine della presentazione del docufilm "Sophia", ha zittito i tifosotti da bar che già in estate erano pronti a celebrare il funerale di Spalletti e della rosa azzurra.
Un'estate di rivoluzione in casa Napoli che ha creato subito malumori e volgari critiche a De Laurentiis: qualcuno ha forse creduto che il club si stesse trasformando nella Longobarda e che avrebbe ceduto i giocatori senza acquistarne altri. Sembra una provocazione ma non lo è: è la realtà dei fatti testimoniata da striscioni, aggressioni verbali, post sui social e proteste ridicole. I due ritiri del Napoli sono stati quasi infernali, e il presidente, accusato di star smantellando una squadra, è stato costretto a rintanarsi in albergo per evitare di esacerbare gli animi. Sciocchezze. Era solo in atto un normalissimo ricambio generazionale che addirittura andava fatto l'anno prima: molti calciatori sembravano ormai svuotati da ogni motivazione e serviva una nuova linfa a questa squadra. Grazie per aver riportato il Napoli in Champions, ma il momento di voltare pagina era giunto. Certo, non era un compito facile e il fallimento poteva essere dietro l'angolo. Ma Giuntoli, uno dei migliori Ds in circolazione, ha fatto un lavoro sopraffino riuscendo a sostituire ogni calciatore ceduto con altri con le stesse identiche caratteristiche, ma più giovani e con costi minori a bilancio.
Una squadra giovane e rinvigorita che sta impiegando meno tempo del previsto a carburare. Ecco, l'unica preoccupazione reale poteva essere questa: con una rosa di minor esperienza rispetto allo scorso anno si rischiava di faticare più del dovuto per raggiungere di nuovo la Champions e per competere in Europa. Ma è il cosiddetto rischio d'impresa, e De Laurentiis ne era consapevole. Ecco perché la frase di ieri sa tanto di rivincita verso chi lo ha massacrato e non criticato. Ebbene sì, è stato un massacro: perché, invece, la critica costruttiva sarebbe stata legittima. Il clima è stato aspro e volgare, capeggiato dal movimento A16 che si è fatto forza su una normale situazione calcistica: ovvero quella di voler rivoluzionare una squadra. Allora c'è da chiedersi se questi tifosetti da bar sono realmente amanti del Napoli oppure no. La domanda resta in sospeso. La banda Spalletti è partita alla grande e i presupposti per una stagione spumeggiante ci sono tutti. Ciò che è certo è che la Napoli-Bari si sta svuotando, l'inversione di marcia è cominciata: il corteo di auto è pronto ai caroselli.
A cura di Giovanni Frezzetti
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