Questo solo per non parlare del ritardo nei rinnovi di Zielinski - il polacco ha rifiutato un contratto monstre dall'Arabia - e Osimhen, del mancato adeguamento di uno come Khvicha Kvaratskhelia. Della perseverante presenza senza un minuto di gioco di Diego Demme, tenuto a Castel Volturno perché difficile da piazzare. Crediamo sia anche il momento che il Napoli cambi lievemente il suo modo di impostare le trattative, talvolta troppo minuziose e lente. Questo porta ad un blocco vero e proprio di alcuni calciatori sia in entrata che in uscita e crea macigni, problemi che si manifestano nel corso della stagione. Non è un caso che ora Meluso e De Laurentiis siano costretti a una rivoluzione in corso d'opera, che questa squadra fece (solo in parte) con il cambio Ancelotti-Gattuso portando a una Coppa Italia in bacheca ma ad un settimo posto completamente insoddisfacente. Ancora oggi sarebbe clamoroso dopo un trionfo a più di 16 punti dalla seconda. Come già scritto e detto, questa stagione del Napoli insegnerà molto su come si vince e su come non si vince.
Anche la stessa scelta di assumere un direttore sportivo secondariamente alla scelta di un allenatore sembra quanto meno bizzarra. Ma non vogliamo soffermarci vita natural durante su tutti gli errori della gestione societaria, togliendo responsabilità ai calciatori che non si stanno compattando come sanno fare (ce l'hanno dimostrato) e non stanno riuscendo a superare i propri demoni interiori, i propri drammi di manifesta superiorità in decadimento. Il Napoli sembra non accettare di andare in campo e vedere che certe cose non riescono, così come di dover disputare un 2024 da non-protagonisti in un campionato non così diverso da quello dominato di neanche sei mesi fa. Tutto questo rende la prosecuzione di alcuni rapporti totalmente impossibile e sì, si poteva prevedere. Non serviva il telescopio o un pedagogo. I cicli possono terminare anche con i grandi trionfi, che spompano esattamente come le grandissime vittorie. Forse questa è l'unica cosa che aveva capito Rudi Garcia, pur con tutti i suoi difetti e la sua inadeguatezza ad allenare calciatori così evoluti. Che prima hanno dato la colpa ai meccanismi dell'allenatore e poi hanno dimostrato di essere stati i primi a sfaldarsi nelle difficoltà.
Di Mattia Fele
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