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editoriali
Imbucarsi alla festa di condominio del Nord (per ora assente): il Napoli lo deve a se stesso
Una Cremonese battagliera e sopra ritmo prende quattro gol (di cui due oltre il novantesimo ndr) dal Napoli più stanco delle ultime settimane. Questo non è che un ulteriore segno della maturità della Spalletti s.r.l., che ha concluso il secondo tempo con in campo Ostigard, Kim, Kvara, Olivera, Simeoneed è davanti a tutti (in modo siderale rispetto a Juve e Inter) dopo sole nove giornate al 10 ottobre. Con 8 vittorie di fila in tutte le competizioni e 35 gol fatti in 12 uscite ufficiali. Unica pecca l'infortunio di Rrahmani, scatenato all'inizio della gara e sempre impeccabile nella gestione delle tante pallate dei padroni di casa.
Spalletti ha indovinato i cambi allo Zini ma nessuno ne parla (più semplice, invece, appellarsi al turnover quando non funzionano): Simeone dentro per Ndombele, Olivera per Rui subito dopo l'assist del portoghese per Simeone stesso. Zielinski (opaco) per Raspadori che ha fatto un primo tempo da paura negli spazi. Lo straordinario sta nelle intenzioni di una squadra che pure nei suoi momenti di nebbia sa cosa fare e spanna la condensa dal cruscotto. Nel primo tempo il dominio territoriale e mentale del Napoli era sconquassante: 73% di possesso palla si riesce difficilmente a portare a casa pure su FIFA 23 alla PlayStation. Bene anche Ndombele ma super Politano e ancora decisivo Kvaratskhelia, che - triplicato - s'andava a cercare altre posizioni. Riuscirebbe a determinare pure partendo dalle tribune. Il rigore (non nettissimo, ma il VAR non può toglierlo ndr) se lo procura lui e Matteo lo realizza finalmente spiazzando un portiere. Che gioia spiazzare i portieri.
Nella seconda metà di gioco sale in cattedra la Cremonese di rabbia e di pallate a varcare la linea, che nei primi 45' aveva resistito ma pure aveva barcollato in qualche minima occasione. Sui rimpalli però l'uomo può poco: così l'1-1 di Dessers arriva a ciel sereno e buca un'egemonia totale che per poco qualche attimo prima non si trasformava nel gol del 2-0 (bene Radu, pure coi piedi). La reazione azzurra non arriva perché l'adrenalina era stata ben che rilasciata e le gambe iniziavano a pesare, la testa a girare. Di contro lo Zini spinge e fa tesoro di questo suo impeto per tentare addirittura il 2-1, sempre allo stesso modo: il lancio su Dessers e Okereke sulla seconda palla pronto a puntare. Ben gestito sempre da Minjae e Rrahmani ma anche da Di Lorenzo, l'attacco grigiorosso finisce per essere un disperato tentativo che qualcosa di casuale accada.
Calcio d'angolo per il Napoli al 77': Kvara tira sulla ribattuta e viene respinto da tutto un mucchio di gambe. Palla a Mario Rui che s'inventa un ennesimo assist (ricorda il gol di Osimhen a Cagliari dell'anno scorso) lasciando partire da fermo un cross semplicemente impensabile pure a disegnarlo. Simeone vola e schiaccia con la famosa garra charrùa di Adani che stiamo iniziando a capire pure a Napoli. La volontà di potenza di Kim, Kvara, Olivera e Simeone la percepisce anche un incolto di calcio. La tirano addosso, la espirano come un'urgenza di dire. Così ancora in contropiede il 3-1 lo provoca il Cholito e il 4-1 è un inserimento di Olivera dopo un calcio d'angolo. Alvini si lamenta in conferenza e ha ragione, il suo gruppo non meritava 4 gol. Se li ha presi, è perché il Napoli quando ha spazio non vuole contenersi. È perché Lozano entra e non pensa a quanto non abbia fatto bene nei precedenti 60' in cui non c'era, ma prova a determinare in quel che gli resta. Per questa ragione, segna. Questo è il Napoli di quest'anno.
Unica pecca l'infortunio forse serio di Rrahmani, che ha delle letture spaventose in senso individuale che finora hanno salvato nelle scorse 12 partite un bel po' di situazioni pericolose. Al suo posto è entrato ed entrerà anche contro l'Ajax Leo Skiri Ostigard, un altro prospetto ed esempio di ciò che abbiamo appena finito di dire. Giovane, con delle doti specifiche e sicuramente concentrato a meritarsi lo spazio che avrà raccolto dal compagno. Per aiutarsi e sospingersi e non per sovrastarsi. Anche questo è il Napoli di quest'anno. Spalletti ha trovato la quadra tattica (il 4-3-3) anche perché solo quest'anno ha potuto prepararsi senza condizionamenti, infortuni o senatori di turno che spingevano verso un certo tipo di calcio e declamavano uno spazio, meritato ma forse divenuto tossico. Come tossico (o semplicemente esausto, come l'olio motore) era diventato ciò che potevano apportare al gruppo. È una squadra cucita anche sulle sue ambizioni di un tecnico che vuole la rivoluzione con i suoi occhi vispi. Di più, mercoledì tornerà Osimhen. Sarà molto difficile che si ripeta un ciclo così importante per il Napoli e che questo coincida con i clamorosi scivoloni (tutti per delle ragioni precise, non casuali) di Juventus e Inter. Sta capitando di nuovo la stagione in cui si può infilarsi nella crepa del Nord insicuro. Incunearsi.
Di Mattia Fele
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