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MILAN, ITALY - OCTOBER 06: Head coach of FC Internazionale Antonio Conte (R) shakes hands with head coach of Juventus Maurizio Sarri before the Serie A match between FC Internazionale and Juventus at Stadio Giuseppe Meazza on October 6, 2019 in Milan, Italy. (Photo by Marco Luzzani - Inter/Inter via Getty Images)
Il calcio ha una sola grande regola: vince chi fa un gol in più dell'avversario, poco importa di come questo arrivi. Le big di tutta Europa, per buona pace di qualcuna, ragionano in questo modo. Basta vedere il Real Madrid di Ancelotti, che di certo non è la squadra più bella da vedere, ma di sicuro la più vincente. Il Napoli in questi anni ha abituato a sorprendere per la grande bellezza del gioco espresso in campo da Sarri a Spalletti, ma solo una volta è riuscito a portare un trofeo a casa, lo scudetto nel 2023, per il resto solo medaglie al merito invisibili da appuntare, ma senza un reale valore nei curriculum. Per anni i tifosi azzurri si sono consolati pensando al bel calcio, ma alla fine, sempre o quasi, hanno visto festeggiare la squadra più pragmatica e meno bella da vedere. Per questo ci si è iniziati a porre una domanda. Meglio vincere o giocare bene? Nel 2023 tutti avrebbero risposto: "Beh, si possono unire entrambe le cose", ma sono bastati pochi mesi per cambiare nuovamente la risposta.
Il Napoli targato Conte ad inizio stagione aveva un compito, cancellare il disastro dello scorso anno. Non si chiedeva altro al tecnico e i suoi ragazzi, consapevoli che il contismo non punta sulla grande bellezza. La sfida contro il Verona aveva fatto rabbrividire per risultato e gioco espresso, facendo temere che lo stato di salute del paziente Napoli fosse ancora troppo grave. Poi è arrivata la svolta che ha portato gli azzurri in vetta alla classifica contro ogni rosea aspettativa. E sabato sarà solo la nona giornata e il ciclo d'inferno deve ancora iniziare, ma la solidità espressa finora contro le cosiddette piccole, contro cui spesso e volentieri gli azzurri hanno perso punti importanti, fanno ben sperare. Per chi, invece, prova a far credere che i partenopei siano stati avvantaggiati dal calendario, guardi bene quello di Inter, Milan, Juventus, Roma, Atalanta. Guardi bene gli avversari affrontati e i risultati e poi potranno capire l'aria fritta a cui si riferisce Conte.
Per ritornare ad un'analisi più "tecnica" e meno di pancia. Fondamentalmente, la vita è fatta di scelte e di fasi differenti. In questo momento il Napoli sta scegliendo un abito diverso da quello passato che probabilmente non stava più bene e che aveva bisogno di quel cambiamento che ha portato Conte. Il suo Napoli è più pragmatico, più equilibrato e cinico, che tende a tenere meno il pallone, ma ad aggredirlo di più. Una squadra che, come dimostrato contro l'Empoli, può anche soffrire ma riuscendo a mantenere la porta inviolata. Una squadra che ricorda la Juventus dell'epoca contiana, praticamente invincibile e che suscitava anche un po' d'invidia. La squadra azzurra non sembra ancora così imbattibile, ma il percorso è ancora lungo e da queste parti bisognerà abituarsi a non vedere più il calcio champagne e ciò non deve rappresentare un dramma. Anche vedere Politano impegnato maggiormente in difesa e più scarico in attacco. Alla fin dei conti cosa interessa: le medaglie invisibili o un trofeo alzato con la squadra festante? In fondo ha ragione il mister: "Abbiamo vinto, il resto è aria fritta".
A cura Sara Ghezzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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