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Conte in versione “mental coach”: con Frank sta riuscendo nell’impresa più ardua

Alex Iozzi
Ode, a cuore aperto, all'operato svolto finora dal tecnico pugliese sulla testa del camerunense

La stagione 2023/24 targata SSC Napoli (un incubo di un livello tale da venir prontamente soppresso da ogni singolo tifoso azzurro dal proprio rispettivo cervello) è, oramai, un terribile ricordo di un burrascoso passato recente. Ai piani alti della società son stati, fortunatamente, compresi gli errori commessi e, pertanto, si è deciso di ripartire dal meglio che la piazza aveva da offrire: Antonio da Lecce, per gli amici soltanto "Conte". Ma la presenza di un "genio" unicamente in panchina non bastava, vi era necessità di acquistarne e, soprattutto, di ritrovarne anche per quanto concerne lo spogliatoio, coloro che calcano, a cadenza settimanale, il rettangolo verde; e dovendo soffermarci sulla categoria enunciata per seconda, è difficile, se non impossibile, evitare di porre l'occhio sull'interprete del centrocampo il quale, più di tutti, ha ribaltato il proprio rendimento per partita: André-Frank Zambo Anguissa.

Zambo Anguissa, breve storia di una rinascita calcistica: il vero trionfo, in qualità di "mental coach", di Antonio Conte

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Antonio Conte è costruito, ideato caratterialmente in una certa maniera; non lo scopriamo di certo oggi, tra il gelo di una comune mattinata di inizio ottobre. Antonio ha l'animo di un generale vecchio stampo, di quelli che hanno popolato il pianeta tra l'alba e lo svolgimento del secondo millennio. Basti ripensare alla coraggiosa scelta compiuta nel decidere di legare la propria figura alla formazione più rappresentativa della fu città di Partenope, geograficamente agli antipodi in relazione alla sua fede calcistica. Una decisione che, tuttavia, per risultare, o meglio, per far divenire vincente (almeno 1/10 di quanto è possibile leggere sul curriculum quasi ventennale del classe '69) bisogna che passi attraverso il lavoro, il così denominato "duro". Non fisico, bensì psicologico. Un'attenta seduta dalla durata (almeno) di un'ora finalizzata al far riprendere coscienza del proprio sconsiderato valore ad un ristretto gruppo di calciatori, il cui leader (in negativo) è il già citato protagonista dell'editoriale che state leggendo.

André-Frank, per i più "Zambo Anguissa", rientra (con non troppa difficoltà) nel podio degli individui più mal sopportati dagli abitanti del capoluogo campano nell'intera annata antecedente. Un elemento al quale, se osservato in campo, potevano venir affibbiati i tre aggettivi che seguono: svogliato, condiscendente e molle (nei contrasti). Una condizione umana che rispecchia appieno l'identikit del centrocampista che nessuna formazione europea (e non) vorrebbe possedere all'interno dell'organico a loro disposizione. Una situazione psicofisica che il mentalista (di anni 55) ha impiegato appena un centinaio di giorni per ribaltare nella sua interezza. La conferma di quanto millantato dal sottoscritto poc'anzi giunge direttamente da venerdì scorso, in data 4 ottobre 2024, dall'uscita casalinga trionfante (con il punteggio di 3-1) dei tre volte campioni d'Italia contro il Como. Una prestazione dominante in lungo ed in largo quella offerta dal camerunense, ammirato finalmente nell'applicazione del proprio mestiere: rompere la manovra avversaria mediante interventi decisi; il tutto non passeggiando lungo il terreno di gioco, ma correndo. Un'utopia anche solo da immaginare fino all'estate da poco conclusasi. Ma il gesto che certifica incontrovertibilmente la narrazione promulgata nell'arco del suddetto articolo si verifica intorno alla mezz'ora del primo tempo: sventato l'ennesimo pericolo nascente, più o meno nei 2/3 della metà campo azzurra, il nativo di Yaoundè emette un urlo di frustrazione volto a richiamare l'attenzione dei propri compagni, succubi (in quella fase dell'incontro) dell'asfissiante possesso palla attuato dall'armata Fabregas. Mai, neanche sotto l'ala protettiva di Luciano Spalletti, si era assistito ad uno Zambo Anguissa vivere i 90' con un atteggiamento di tale natura. Un episodio che altro non può se non condurre il popolo dell'estremo Meridione a sottoporsi ad un ulteriore sessione di innamoramento, o ancor meglio, di venerazione per l'allenatore Antonio Conte, già autore (in via anormalmente precoce) di una prima soddisfacente vittoria nelle vesti di "mental coach" della Società Sportiva Calcio Napoli.

A cura di Alex Iozzi

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