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Come si è arrivati a questo? Anche ridendo in faccia alla fortuna

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Non si pretendeva molto, almeno il cuore. Ieri nemmeno quello
Redazione

Roma-Napoli ci regala la prestazione forse più preoccupante della nuova gestione. Perché dopo la figuraccia con il Frosinone si attendeva una squadra pronta a mangiarsi il campo. Così non è stato.

Come si è arrivati a questo? Anche ridendo in faccia alla fortuna

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Difficile salvare qualcuno dei presunti big. Politano nervoso, reagisce come un adolescente irritabile e si fa cacciare. Kvara non si accende mai. Di Lorenzo è l'ombra del capitano che conosciamo. L'Osimhen di ieri (DI IERI) non è un giocatore da 130 milioni di clausola rescissoria. Ma uno che che in 13 minuti, con la squadra in dieci, ha collezionato due gialli. Zielinski è come la nebbia, c'è ma non si vede. Anguissa era un tronco d'ebano, oggi sembrava un mustacciuolo. Di quelli morbidi, però. Se la cavano Meret (ieri molto positivo), Juan Jesus, a tratti Mario Rui. Non si pretende grande condizione fisica, dopo che ha lavorato quello che "ti imballa i giocatori". Nè geometrie spallettiane o sarriane. Ma il cuore sì. Ieri non si è visto neanche quello. Un pensiero affettuoso non possiamo non dedicarlo a quei fulgidi esempi di sportività e correttezza in casacca giallorossa, capitanati dal più candido di tutti, Gianluca Mancini, limpido come una pozzanghera, leader dei provocatori, insidiato solo dall'ottimo Federico Gatti, quest'ultimo fresco vincitore del premio Fair Play per meriti acquisiti sul campo, e guidati dal più lagnoso, aggressivo e isterico allenatore in circolazione, Josè Mourinho.


Come si è arrivati a questo? Diciamocelo chiaro: De Laurentiis non ha saputo distinguere tra i suoi meriti e le sue fortune. Tra le sue intuizioni e le fortunate coincidenze. Nel calcio la fortuna gioca sempre un ruolo determinante. É cosa saggia saperla riconoscere, e non attribuirsela come merito. Il Napoli che ha vinto lo scudetto é frutto sì di grandi intuizioni, ma anche di buona fortuna. E dell'operato di un magistrale allenatore. La storia del modello di società "snella" come esempio di gestione è una favola che sta mostrando in pieno tutti i suoi limiti. Non è stupido chi si dota di figure capaci e importanti nei ruoli chiave. Non sono tutte marionette attaccate a fili retti dal padrone. I professionisti giocano il loro ruolo, sempre, nel bene e nel male. Vero, De Laurentiis fa mea culpa sia su Garcia che sul preparatore atletico. Ma dà le colpe ad altri. Dimentica che l'allenatore l'ha scelto lui, e non è un problema sbagliarlo ma è un problema ritenerlo cosa superflua. Perché così è andata.

Stesso discorso per Sinatti. Stesso discorso per la campagna acquisti. Un buon scouting ti individua giocatori importanti e capaci che ovviamente possono presentare incognite di adattamento. Il fatto che ti sia andata bene l'anno prima non vuol dire che ti vada bene sempre. La stella polare, nell'anno dello scudetto, era la riduzione del monte ingaggi, diciamocelo chiaro. Perché era un'esigenza di "sopravvivenza". Competenza, professionalità dello scouting, coraggio della dirigenza, e una buona dose di fortuna, ci hanno premiato. Ma non si ride in faccia alla fortuna. A casse piene puoi e devi muoverti rischiando meno e investendo di più. Devi mettere travi nel palazzo, quelle che mancavano, non levarle. La scelta del direttore sportivo, fatta giusto perché si doveva fare, è emblematica della visione del presidente. Nessuno è importante. E se si vince è merito suo. Se si perde, è colpa di qualcun altro.

Mi dispiace dirlo, ma non c'è niente di nuovo. E mi fa sorridere chi adesso trova limiti in chi questi limiti li ha sempre ostentati, dal primo giorno.

Il Napoli dovrà trovare un'identità, nell'interesse comune. I giocatori, continuando così, si troveranno deprezzati nel loro valore e nella possibilità di ambire a ingaggi più importanti. La società sta vedendo passare i treni più importanti propedeutici alla sua crescita, e sta vedendo ridursi il valore della rosa, e del club stesso. Sta diventando l'anno delle occasioni perse. Bisogna correre ai ripari per l'oggi e scoprire il brivido di costruire per domani. Perché domani arriva. Nel frattempo arriva però Natale, e nce l'avite 'ntussecato.

A cura di Maurizio Zaccone

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