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editoriali

Lasciare è più facile di ricostruire: così “appartenere” a un club non ha più senso

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I calciatori boicottano lo sport più bello che esista al mondo. Sempre più uomini accettano ingaggi faraonici accantonando in modo definitivo la propria passione

Giuseppe Ferrara

Il mondo si evolve alla velocità della luce. Stargli dietro comincia ad essere molto difficile, ma non per l'industria del calcio. Quest'ultima è da sempre una delle aziende più "promettenti", in grado di assicurare fondi necessari. Purtroppo però, tutto ciò si ritorce contro le società che svolgono un ruolo di perfette "comparse" per quei calciatori che sono attratti solo ed esclusivamente da contratti faraonici e blasoni mondiali.

Nulla dura per sempre

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Tutto nella vita nasce per poi raggiungere una conclusione. Nel mondo del calcio, tale affermazione prende quota in pochi attimi. Ormai tutti i calciatori svolgono un semplice ruolo da "interprete" che assicura poco o nulla ai proprio tifosi. Eppure, a pagarne le spese sono sempre e solo i supporters. Infatti, gesti d'amore come il bacio alla maglia o qualsiasi altra dimostrazione tarocca non sarà mai paragonabile a ciò che i fans riescono a dare dagli spalti. Una delle questioni bollenti nel calcio moderno è sicuramente quella dei "contratti in scadenza". Questi ultimi hanno un po' cambiato il modo di vedere le cose, rendendolo nettamente più complicato. Al giorno d'oggi, il legame tra società e giocatore può durare da anni, ma niente e nessuno assicurerà un rinnovo contrattuale. In Italia, come nei maggiori paesi europei stiamo assistendo ad un flusso migratorio dei protagonisti, che stagione dopo stagione cercano di sposare progetti (economicamente) più convincenti rispetto ad altri. In questo caso, non si parla di amore e nemmeno di passione per lo sport che si pratica.

Società ostaggi dei calciatori

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Son pochi i club che non vantano di problemi economici. Tra questi c'è il Napoli, il quale ha ormai avviato una politica controcorrente rispetto a tutte le maggiori società d'Italia e non solo. Non a caso, Aurelio De Laurentiis raramente si è scontrato con entourage e calciatori per un rinnovo contrattuale. L'idea è sempre uguale: "Se ami la maglia resti, in caso contrario vai via". Eppure, l'addio di Lorenzo Insigne sembra essere ancora un duro colpo per il popolo azzurro (dimenticando per un attimo l'annata strabiliante dei sostituti). Quindi, il discorso "rinnovi" non è applicabile al club campano, ma a tutte le restanti dirigenze che sempre più appaiono come ostaggi di procuratori e richieste faraoniche. Nell'ultima sessione di mercato hanno preso quota i casi Skriniar, Zaniolo e da qualche mese Leao. La voglia di approdare altrove e abbandonare quanto creato negli ultimi anni è sempre più comune (tralasciando la situazione legata al milanista). La dura, ma vera realtà è che oggi giorno arrivare a sei mesi o ad un anno dalla scadenza è un colpo basso per la società. In questo caso, resta ben poco da fare e la colpa è in parte attribuibile ai protagonisti. Spesso, in settimane "cruciali" appaiono demotivati, stanchi e desiderosi di cambiare aria. Tali affermazioni potremmo attribuirle a Rafael Leao, da tempo uno dei talenti più brillanti presenti nel nostro campionato. Ciò nonostante, le questioni contrattuali circolano veloci e portano via la serenità al portoghese, ormai sempre più con la mente altrove. Ma cosa può fare un direttore in questi casi? Nulla. Le speranze son poche, a meno che non si è all'interno di squadre come PSG o Manchester City, solo in questi casi c'è la possibilità di rilanciare. In ambiti diversi bisogna attendere, sperare e in parole semplici, cominciare a "ringraziare" l'individuo per il contributo regalato perché un nuovo capitolo non ci sarà.

Abbandonare l'equipaggio

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Nel calcio, come nella vita abbandonare è più facile di "ricostruire". L'affermazione è valida soprattutto per il mondo calcistico, dove spesso bisogna fare i conti con le cessioni da novanta. L'Inter ne ha fatto le spese nell'ultima sessione di mercato, perdendo in modo definitivo uno dei simboli. Milan Skriniar lascerà la squadra in estate per trasferirsi a Parigi, ma qual è lo scopo? Risulta ancora sconosciuto. Nei prossimi quattro mesi, il calciatore avrà pochissimi stimoli e traguardi positivi o negativi che siano non riguarderanno più il calciatore. La realtà è chiara: lo slovacco ha sposato un nuovo progetto, uno di quelli che ti lascia col fiato sospeso (basti ripensare all'ingaggio). Non c'è nulla più da fare, toccherà trovare un nuovo giocatore e creare un  "amore". Tutto ciò però lascia una nuova lezione in eredità. Oggi è accaduto alla società lombarda, ma domani toccherà al Napoli, alla Juventus o a qualsiasi altro club. Tutti noi siamo chiamati a non "affezionarci" più a degli uomini che in primis salvaguarderanno sempre e solo i proprio interessi. 

 

A cura di Giuseppe Ferrara