Non è dunque solo questione di attecchirsi vicendevolmente, di trovare la quadra tra le persone e i professionisti. Al Napoli c'è un mix di umori negativi misti a evidenti difficoltà di condizione fisica, di unione tra i reparti, di scelte che scontentano. Di nostalgie verso il passato. Cosa tremendamente sbagliata e immatura ma che fanno tutti indistintamente, tifosi e non tifosi. Spalletti ieri era alla Continassa e parlottava con Allegri e Giuntoli, è il nuovo c.t. della Nazionale e l'anno scorso non tornerà. Resterà in una teca per la sua perfezione entusiastica. Estatica. L'oggi è un'altra storia e non è detto che sia per forza tutta da buttare, ma fanno bene i calciatori a dirsi infastiditi (questo incide sul campo? Chi può dirlo) dalle critiche esagerate che stanno piovendo sulle loro teste. Per lo meno la gara di Braga ha dimostrato a tutti che questa non è una squadra che fa finta. Non è umanamente slegata, non si sta ammutinando. Ci sono solo (tanti) problemi di calcio, di gioco. Risolvibili.
Questa rosa ha 3 punti nel girone di Champions League e 7 punti in campionato, ha segnato 10 gol e ne ha subìti 5. Poteva segnarne di più e subirne meno. L'aspetto più allarmante restano i troppi contropiedi, le troppe situazioni in transizione negativa difficili da gestire e che lasciano un mare aperto di spazi alla qualità dei giocatori avversari. Può venirne fuori una stagione di grandissime partite e di pessime figure, un po' alla deriva e in base alla posizione delle stelle e degli eventi. Alla casualità dei tiri e delle giocate degli altri. Questo non è il Napoli che ha voluto costruire De Laurentiis nel tempo, per cui speriamo di essere smentiti. Bologna, Udinese e Lecce prima del Real Madrid sono una prova che potrebbe dire tutto come niente, di certo Garcia ha l'obbligo di tentare la via di una coerenza, di un unico percorso per una squadra che ha dimostrato di elevarsi con entusiasmo oltre i propri pregi con una direzione ben precisa e un gioco codificato. Senza quello, bisognerà cercarne un altro ma che sia anch'esso specifico. Su questo non c'è scampo ed è bene che anche De Laurentiis si accorga in fretta se Garcia possa essere o meno l'uomo adatto per imprimere un assetto mnemonico nei calciatori. Per ora il Napoli non è di Spalletti perché non domina e subisce, non è di Garcia perché produce ma non segna e non sa cosa significhi contropiede, prende solo tiri su tiri e si sfiamma perché non ancora in condizione. È a stento una squadra e resta preoccupante.
Di Mattia Fele
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