Nel secondo tempo scende il Napoli 2
—Garcia mette i giocatori più fisici (Ostigard e Olivera in luogo di Rrhamani e Mario Rui). Ci sarà da lottare e vuole qualche guerriero in più. E, con coraggio, toglie Elmas e mette Simeone. Il rischio è che il Napoli si sbilanci e prenda un'imbarcata, ma chi nun tene curaggio nun se cocca ch'e femmene belle.
E il Napoli la riprende
—Gol di Politano, su splendida iniziativa personale, e di Raspadori con un calcio di punizione chirurgico. Il resto della gara si gioca inevitabilmente a ritmi meno sostenuti per la comprensibile stanchezza delle due squadre che non disdegnano, però, di provarci ancora. Nel finale Calabria da un lato e Kvarashkelia dall'altro hanno l'occasione per mettere un sigillo pesantissimo. Ma finisce 2-2. La classifica ci vuole quarti. Ho pregato fervidamente che Garcia non ci ricordasse che l'obiettivo è il quarto posto. Ho temuto che Giroud stesse mandando a quel paese lui e non Pioli. Non ho apprezzato Elmas dal primo minuto ma ho pensato che i successivi cambi siano stati giusti. Sono uscito dallo stadio confuso. Ancora non lo so come lo devo vedere questo bicchiere. Nell'incertezza, vado a dormire. È mezzanotte, è il compleanno suo. Di quello che non muore mai, e che oggi è più presente di ieri. E mi viene in mente uno dei capolavori di Federico Salvatore, "Se io fossi San Gennaro", che a un certo punto recita:"e per certi culi grossi il traguardo è una poltrona, e per noi poveri fessi basta solo un Maradona". Oggi mi sento, felicemente, un povero fesso. E mi basta. Auguri Diego. - di Maurizio Zaccone -
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