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editoriali

Battiato e Napoli: quando la sua “Era de maggio” emozionò Piazza del Plebiscito | Addio, Maestro

Giovanni Ibello

Lo diciamo al di là dei fiumi di retorica che stanno riempendo le pagine di giornali e social: quando si parla di Franco Battiato si parla di un genio che, al di là del lascito musicale, ha rivoluzionato la cultura in Italia. Battiato non è...

Lo diciamo al di là dei fiumi di retorica che stanno riempendo le pagine di giornali e social: quando si parla di Franco Battiato si parla di un genio che, al di là del lascito musicale, ha rivoluzionato la cultura in Italia. Battiato non è stato un semplice musicista, ma un artista a tutto tondo in grado di coniugare conoscenza, teologia, poesia e filosofia orientale con la cultura pop. Insomma, Battiato ci ha fatto riflettere, piangere... ma anche ballare. Ha collegato mondi in apparenza inconciliabili.  Forse basta questa breve considerazione per delineare il profilo e la grandezza del Maestro che oggi tutta l'Italia piange.

Addio a Franco Battiato: il suo legame con Napoli e con il calcio

Com'è noto, su questo portale noi discutiamo di calcio e - perché no - anche di cultura partenopea. Pertanto, è giusto soffermarci sul legame profondo tra il cantautore siciliano e la città di Napoli. Battiato ci lascia in dote la versione più bella di "Era de maggio", la celebre poesia di Salvatore Di Giacomo. Nel giugno del 2017, l'artista suggella il suo legame con il capoluogo partenopeo cantando questa canzone a piazza del Plebiscito davanti a trentamila persone. I magnifici versi del poeta napoletano fanno calare un silenzio rituale su tutta la piazza. Di colpo l'atmosfera diventa magica e meno opprimente l'afa: Battiato sapeva far dialogare musica e preghiera.

Forse non tutti lo sanno, ma Franco era anche un grande appassionato di calcio: da giovane ha militato in alcune piccole squadre siciliane. Nel 1997, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, disse di amare tutte le squadre che praticano la bellezza. E non c'è dubbio che l'ultimo Napoli di Gattuso così come quello di Sarri del triennio 2015-2018 siano stati di suo gradimento. La verità è che al di là dei titoli conquistati, quando il calcio si trasforma in arte non ce n'è per nessuno. Questa è la ragione per cui Maradona e Messi non potranno mai essere neanche lontanamente paragonati a grandi mattatori come Pelè e Cristiano Ronaldo, due fuoriclasse che basano (quasi) tutto sullo strapotere fisico e sulla quantità di gol segnati. L'estro e la visione rendono il fùtbol un culto, proprio come la musica di Battiato.

Il cantautore, sempre ai microfoni della rosea, ha svelato anche il curioso epilogo della sua breve carriera calcistica: ci ha raccontato di un pallone che infila l'incrocio dei pali... peccato però che sia stato uno spettacolare autogol. Un'altra piccola testimonianza di quanto quest'uomo sia stato speciale e diverso da tutti gli altri. Addio Maestro.