editoriali

«Somos todos Montiel» e il sole su Rosario: è che il calcio non è solo un gioco

Leonardo Litterio

Un sogno divenuto realtà: tra sofferenza, lacrime, tristezza e poesia l'Argentina è Campione del Mondo
01:25 min

18 dicembre 2022. Una data che l'Argentina non dimenticherà più, le 24 ore della rinascita dopo ben 36 anni ,5 mesi e 19 giorni dall'ultima volta. Un popolo letteralmente travolto dall'impensabile, tra il debito pubblico e una politica economica a dir poco fallimentare che trova le sue radici già dalla seconda metà del 1900. Un paese tanto lontano quanto vicino all'Italia, almeno emotivamente parlando, che conosce bene la parola sofferenza. Quest'ultima è sinonimo di rivalsa per un popolo che dai fiumi Grande de San Juan e Mojinete fino a Capo San Pío, nella Terra del Fuoco non ha mai smesso di combattere.

Nel silenzio di Buenos Aires e dell'Argentina si scrive la storia delle anime immortali

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"Somos todos Montiel, Gonzalo vamos". La frase detta dal telecronista argentino di Tyc Sports che nello stesso momento ha catapultato l'Argentina e il suo popolo in un universo parallelo. Un universo lontano da tutti i problemi: dal debito pubblico alla povertà, dall'inflazione al degrado, dal conflitto della Patagonia a quello delle Malvinas. Un universo a cui gli argentini avevano avuto accesso l'ultima volta per mano di Diego Armando Maradona il quale ha consegnato le chiavi della felicità di un intero popolo nei piedi di Lionel Messi. Da quel lontano 29 giugno 1986, la Coppa Del Mondo non è più tornata in Argentina. Ad andarci vicino 4 anni dopo fu di nuovo Diego che però si piegò dinnanzi alla Germania Dell'Ovest, barricando così le porte di quel mondo che, tanto lontano appariva agli occhi di chi, con un pizzico di nostalgia capiva che il tempo dei grandi stava giungendo al termine. Il silenzio di Buenos Aires nei secondi prima che Montiel colpisse il pallone insaccandolo alle spalle di Lloris descrive a pieno cosa significa vivere per il popolo argentino: "Restare in un limbo d'attesa, in silenzio, aspettando che il mondo giri nel verso giusto e non faccia scherzi". Beh, l'Argentina di scherzi in finale ne ha subiti parecchi.

I fantasmi del Maracanà e i paragoni non ci sono più: esistono solo le emozioni di chi ci ha creduto dal primo momento

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Le luci sono accese, il sole splende sulle strade di Rosario e i fantasmi del Maracanà sono finalmente scomparsi. Nessun argentino più tornerà con la mente al 113esimo minuto di quella partita, giocatasi nel 2014 a Rio De Janeiro, nessuno lo farà perché non c'è più tempo per la sofferenza. Non esiste più lo scorrere inesorabile del flusso vitale legato a momenti da dimenticare, non esiste più la cattiveria dei paragoni tra due "persone" che hanno portato sulle spalle il peso di 45 milioni di persone. I paragoni non servono, serve la felicità. Serve rendersi conto di quanto un oggetto di forma sferica possa ribaltare le sorti di un popolo, di quanto il valore dei sogni possa aprire le porte del paradiso e di quanto la vita possa ripagare i sacrifici di chi, come Leo Messi e Diego Armando Maradona, ha deciso di spostare il firmamento sulla terraferma per far assaporare la felicità a chi non può anche solo una volta nella proprio percorso. Perché in fondo che differenza c'è tra chi ha deciso di rappresentare la propria nazione e il proprio popolo marchiandosi a vita come cavaliere e portatore di emozioni sconosciute. Che differenza c'è tra chi, anche se cadendo, è riuscito a salvare l'umore di chi soffre.

Il vento dei ricordi e le onde del futuro si intrecciano per scrivere la storia dell'Argentina

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Un passo alla volta, un centimetro al secondo, un istante per cambiare la storia. Un viaggio tra lacrime di tristezza e gioia. Una storia scritta tra sconfitte e vittorie, tra desideri e autenticità, tra sogni e realtà. L'Argentina è tornata ad assaporare la bellezza della vita, grazie al "Fútbol". L'alba del sorriso biancoceleste è un infinito mix di emozioni che supera il tangibile, colpendo le avversità del suo popolo e scacciandole anche solo per un giorno, anche solo per ventiquattro ore, anche solo per il tempo di un abbraccio. Ed è così che da chissà dove Diego ha deciso di lasciare un segno che resterà per sempre, nelle anime di chi ha potuto aprire il cuore e gli occhi per vedere questo spettacolo. Non c'è una storia di sogni che non valga la pena raccontare. L'universo è sempre dalla parte di chi sogna e chi supporta e silenziosamente si siede al lato di un sognatore ha già vinto in partenza. Quando ciò accade c'è una sola regola da seguire: spegnere le avversità e seguire la purezza delle emozioni. L'Argentina ha così conquistato la ricetta segreta della felicità

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