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Figuriamoci come giocherebbe Anguissa se non fosse nemmeno il «mon petit» di Rudi Garcia

Anguissa garcia
Il Napoli mantiene tutta la rosa e quindi le caratteristiche dei giocatori, che sono palleggiatori e non contropiedisti. Che hanno bisogno del gusto del gioco. Emblema di questo appiattimento è Anguissa, il peggiore in uno scenario già scuro
Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

Il Napoli visto a Braga è senza autostima, mette in campo un gioco lontano dalle caratteristiche dei suoi giocatori. Vede muoversi uomini sconsolati, a metà tra l'essere disturbati e scossi dal nuovo e il volere dannatamente la scintilla che li riporti a riproporre il vecchio. Nel calcio però gli allenatori si chiamano così perché allenano durante gli allenamenti, altrimenti chiunque avrebbe potuto far replicare la stagione scorsa a questo gruppo che è lo stesso. Garcia allena con metodologie diverse da Spalletti - sotto ammissione anche di Meluso ed altri nel pre-gara - ma ha anche idee molto diverse su come occupare gli spazi in campo. Chi ci parla di stessa linea tattica pare essere completamente fuori strada.

Mon petit

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A questo proposito l'emblematico caso di Frank Zambo Anguissa, che sarebbe dovuto essere l'uomo chiave della gestione Garcia. Che già lo conosceva bene e lo aveva messo in passato al centro del suo progetto. Oggi il camerunense è la più grande cartina tornasole di una squadra normale. Di una semplicità devastante che in questo caso è un difetto. Il Napoli non fa contropiede e non fa dominio, non difende compatto e non attacca in verticale. Al momento non fa nulla: vive le partite sul filo dell'equilibrio e di solito chi lo fa dipende dal palo-dentro palo-fuori, dalle circostanze, da un gol arrivato troppo presto o da un rigore sbagliato. Questo è l'opposto del DNA creato nel tempo da Aurelio De Laurentiis e trasferito tecnicamente a questa società. Il Napoli ha sempre creato squadre di buoni giocatori divenuti ottimi in sistemi funzionali e funzionanti, non ha mai potuto acquistare (se non nel caso di Higuaìn e pochi altri) un undici di calciatori affermati. Lo stesso gruppo di Sarri aveva dentro Hysaj, Allan e se ne potrebbero nominare altri. Tutti resi valore economico grazie agli allenamenti intensi e continui, al gioco codificato.


Oggi le prestazioni di Anguissa come della rosa testimoniano invece un non-idea, un passo verso l'appiattimento. Altro che mon petit. Di piccolo c'è il ruolo che il Napoli rischia di ricoprire in questa stagione, pur mettendo in pratica al 100% i dettami dell'allenatore. Del centrocampista dello scorso anno - che pure viveva dei blackout importanti a tratti - c'è solo l'ombra e questo non può che essere riconducibile al tipo di calcio che si sta proponendo, lontanissimo dall'insieme delle qualità di questi calciatori. Frank non è abituato a ricoprire zone così ampie di campo, bensì ad aggredire in avanti e poi a giganteggiare col pallone dialogando con i compagni. Ma ha bisogno di un copione. Certo, come tutti. Sta di fatto che fa molto specie ad oggi, 22 settembre, vedere che proprio l'unico uomo che ha già avuto Garcia come allenatore non sia una guida, non sia già in forma, non faccia già capire di saper essere al posto giusto al momento giusto nelle fasi della partita come a Marsiglia. E la domanda che risuonerà per un anno è: che giocatori sono Rrahmani, Elmas, Simeone, Mario Rui, Olivera, Lobotka senza una guida tecnica che abbia un'idea confacente alle loro storie, al loro modo di giocare a calcio?

Di Mattia Fele

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