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VIDEO Gegenpressing, spazi e tempi di gioco: ecco cosa accomuna Napoli, Barcellona e City

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L'analisi tattica del modello di gioco delle tre squadre che dominano in Italia, Spagna ed Inghilterra
Redazione

Le buone idee sono come calamite: si attirano a vicenda, trovando poi nuove forme e soluzioni. Ed è quello che possiamo ravvedere svolgendo un'analisi di alcuni dei principi di gioco di Napoli, Barcellona e City, capoliste dei propri campionati.

Ecco cosa accomuna Napoli, Barcellona e City

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Uno degli strumenti che meglio utilizzano, il primo in oggetto alla nostra analisi insieme, è il gegenpressing. Napoli, Barcellona e City sono squadre che impongono il contesto di gioco, risultando prime per * Field tilt *, l'indice per quantificare il dominio territoriale di una formazione. Rispetto a City e Barcellona, il Napoli di Spalletti è la più fluida posizionalmente in fase di possesso e ciò comporta una riaggressione più lunga e intensa, permettendole in questo movimento di caccia della palla, di "disordine organizzato", di ricompattarsi strutturalmente e impedire transizioni pericolose avversarie. Una versione di gegenpressing molto vicina a quella del miglior Liverpool di Klopp. Cionondimeno, Barcellona e City, più simili tra loro per intensità e durata, riaggrediscono a palla persa sfruttando il vantaggio numerico e posizionale, col principio di marcare anzitutto gli appoggi in avanti e il più vicino ad azionare la riconquista. Il secondo strumento di dominio comune è il rimodellare, riconoscendo e interpretando costantemente i tempi e spazi di gioco, la propria struttura posizionale, rielaborando ruoli/funzioni diverse per progredire in avanti e trovare il vantaggio dinamico tra le linee e gli uomini avversari. È quanto fa ad esempio il falso terzino del Napoli, Di Lorenzo con la sua capacità di rifinire lo sviluppo offensivo degli azzurri. Primo per xThreat, Di Lorenzo è di certo uno dei segreti meglio nascosti del successo della squadra di Spalletti.

Il Barcellona, invece, con le mezzali in struttura offensiva ad occupare gli half spaces sin dalla fase di sviluppo, permette agli uomini di Xavi una superiorità numerica e di legare il gioco più vicino a Lewandowski, svuotando poi il centro coi relativi inserimenti di Gavi, Pedri o Kessie in base alle scelte avversarie. Più noto ultimamente, l'impiego di Guardiola del falso centrale, Stones, che si alza in costruzione a centrocampo da pivot tattico insieme all'altro mediano per consolidare al meglio la fase di possesso, ma soprattutto proteggere il centro per una ripartenza avversaria. Una funzione alla Busquets dei tempi del suo mitico Barcellona. Infine, e non in ordine di importanza, un altro tratto comune tra queste tre squadre è sicuramente il fattore 9. L'abilità di Spalletti, Guardiola e Xavi si è mostrata ancora di più nella perizia di costruire un vestito tattico perfetto per i propri fortissimi attaccanti. Attirare la pressione avversaria, manipolarla, e poi sfruttare l'attacco della profondità brutale di Osimhen e Haaland in campo aperto, per Napoli e City. Oppure, quella di Xavi di cambiare una parte della filosofia blaugrana consentendo più cross laterali e dunque esaltare le micidiali qualità di smarcamento in area di rigore di Lewandowski.

Mr Bruno Conte U15 Turris

Match Analyst Figc Vincenzo Alex Borriello