Amarcord

Quando il Napoli calò il poker alla Roma: l’ultima al San Paolo (nel segno magico di Diego)

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Alle 18.00 il Derby del Sole, ancora nel segno di Diego, alla vigilia del quarto anniversario della sua morte
Domenico D'Ausilio
Domenico D'Ausilio Vice caporedattore 

Il 25 novembre 2020 fu uno dei giorni più tristi per chi ama il calcio: moriva il più grande di tutti, Diego Armando Maradona a soli 60 anni. Una notizia che colpì i tifosi del Napoli, e non solo, a ciel sereno. El Pibe de Oro non c'è più, almeno fisicamente, ma resterà per sempre nei cuori e nelle menti di tutti gli appassionati di questo meraviglioso sport che Diego ha glorificato per tutta la sua intensa vita. All'indomani della scomparsa di Maradona, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris annunciò di aver intrapreso l'iter per intitolare il San Paolo al compianto campione. Il 4 dicembre, sopraggiunse l'approvazione della Giunta comunale che deliberò il cambio di denominazione. Il giorno seguente il prefetto di Napoli diede seguito alla richiesta pervenuta dal Comune, autorizzando l'imposizione del nuovo nome stadio Diego Armando Maradona all'impianto.

Amarcord Napoli-Roma, la prima vittoria azzurra senza Maradona

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Quattro giorni dopo la scomparsa di Maradona, il 29 novembre, il Napoli giocò il primo match senza il suo re, uno dei più sentiti dai sostenitori partenopei: quello contro la Roma. E fu anche l'ultimo match disputato a Fuorigrotta con il nome stadio San Paolo, prima del cambio di denominazione in stadio Diego Armando Maradona. Il fato volle che non potessero essere presenti i tifosi al San Paolo quella sera per abbracciare la squadra e rendere grazie a Diego, a causa della pandemia di Covid-19 che funestò il mondo. Si giocò in un clima di grande commozione, nonostante si giocasse senza spettatori. Prima del match capitan Insigne omaggiò Diego con un mazzo di fiori deposto sotto la curva dove furono piazzate gigantografie di Diego e uno striscione: "La tua scomparsa un colpo al petto, un dolore al cuore. Napoli ti giura eterno amore". Poi la foto la rituale foto di squadra con la maglia numero 10 di Maradona. Gli azzurri giocarono con la maglia bianca e azzurra a strisce verticali: un omaggio a Diego e all’Argentina, la sua patria. Grande emozione durante il minuto di raccoglimento, mentre sui display si susseguivano le immagini del Pibe de Oro. Entrambe le squadre portarono la fascia nera al braccio, in segno di lutto, così avvenne su tutti i campi di Serie A. Probabilmente nessuna delle due formazioni avrebbe voluto giocare questo match, ma the show must go on, lo spettacolo deve andare avanti. Lo avrebbe voluto anche Diego. In campo non ci fu partita. La Roma quella sera sembrò quasi una vittima sacrificale: il Napoli di Diego non poteva perdere. Il match finì con un perentorio 4-0, la vittoria più larga degli azzurri in Serie A contro i giallorossi così come avvenne anche nel 1971/72, 1980/81. La partita fu sbloccata da Insigne alla mezz'ora su punizione. Gioia irrefrenabile per lui, che si era ripromesso di segnare per il suo idolo Diego. Il contropiede napoletano fece male alla Roma al 64° quando Insigne servì a Fabian Ruiz il pallone del raddoppio. Il sinistro dello spagnolo non lasciò scampo a Mirante. Sul finire della gara arrivarono anche le reti di Mertens all'81° e Politano all'86° che chiusero l'incontro. Il Napoli stravinse, ma nessuno aveva voglia di fare festa. Oggi alle 18.00 l'ennesimo Derby del Sole, ancora nel segno di Diego, nel suo stadio, alla vigilia del quarto anniversario della sua morte, che lo ha fatto entrare definitivamente nella leggenda.


A cura di Domenico D'Ausilio

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