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editoriali

Se è stato un Napoli più totale dell’Ajax di Cruijff è perché lavora da anni ad un nuovo DNA

Mattia Fele

Una squadra che in 11 uscite ufficiali segna 31 gol già non può più nascondersi. È la prima squadra italiana della storia a superare i dieci segni sul tabellino nelle prime tre gare di Champions League. È il Napoli di tutti, forse il più forte

Ad Amsterdam una serata del genere non avrebbe potuto pensarla neanche Van Gogh. Nel primo tempo pressing a tutto campo da un lato e dall'altro, verticalità e difese che perdono contro attacchi che attaccano. Insomma, calcio.Non Serie A. L'Ajax si fa vedere unicamente in risposta e in rimbalzo al tanto palleggio - e pressione super-organizzata e ultra-offensiva - del Napoli di Spalletti, voglioso e arrembante sin dal primo secondo. Il gol del vantaggio di Kudus è stato frutto di un rimpallo fortunato, con l'ultimo uomo del Napoli a tenerlo in gioco per pura circostanza. Il resto è storia. In senso letterale.

Da forza dell'abitudine ad abitudine alla forza

Il bello della straripante vittoria del Napoli in Olanda è che sta tutta in campo: non è mentale, non è di condizione fisica. È tutta gioco. Nel primo tempo pura egemonia nella riconquista, nella tenacia, nella qualità dei passaggi e delle letture in avanti. Spalletti e il suo 4-3-3 (4-1-4-1 in non-possesso) ha sfiancato la linea dell'Ajax e l'ha presa a morsi a destra e a sinistra. Blind sta ancora cercando Lozano. L'impressione è che il Napoli si stia abituando alla sua forza che è dilagante negli spazi ma pure ragionata e ponderata nelle strettoie. Per non parlare della convinzione e della voglia di riuscire, di vedere le stelle, di esserne una. È il Napoli di tutti perché Spalletti sta gestendo una rosa ampia e forte come meglio non poteva e perché ogni attore recita la sua parte col sorriso e divertendosi, piroettando in campo una volta ottenuto lo spazio, anche minimo. Solo così si spiega la prestazione magistrale di uno come Mathias Olivera, chiamato improvvisamente sul palco a determinare in tutte e due le fasi. Suo il cross disegnato a colori per Raspadori, che si avvita e lascia inerme il portiere dell'Ajax. Il gol è una sua prerogativa, lo abbiamo capito. Jack ha dominato la zona della trequarti raccordando con una lucidità e una precisione cosmica, nonché andando in pressione in modo costante, quasi come Osimhen. Ah, giusto, Osimhen non c'era.

Da Olivera vien facile parlare pure di uno come Lozano, criticato nelle ultime settimane per le sue prestazioni (il Napoli ha vinto tenendo in panchina Politano per 90', uno dei migliori dell'ultimo mese ndr) e in generale da quando è al Napoli per la sua incostanza. Stasera è stato semplicemente imprendibile e ha messo nella scatola della partita una qualità oltreumana. Si potrebbe dire lo stesso di Anguissa ma sorvoliamo perché è come il pleonasmo dell'acqua bagnata o del sole che brucia. Spalletti di fatto ha preparato la partita sul recupero palla alto e sugli spazi da riempire, ma non poteva immaginare che i suoi avrebbero intimidito così tanto la squadra che il calcio totale l'ha inventato. Invece è il Napoli a star insegnando all'Europa intera (di nuovo - era già successo, se si pensa ai complimenti di Guardiola nel 2018 - ndr) cosa sia il calcio offensivo e verticale. La fortuna è aver trovato in Lobotka e Anguissa due giocatori da Barcellona o City, in Di Lorenzo una figura responsabile, in Kvara il talento folle e in Raspadori il fuoco del lavoro ambizioso. In Rrahmani un operaio puntuale e in Meret un vecchio amico tornato ai suoi standard. Il tutto è messo insieme in un vortice di intesa e affiatamento che per un progetto tecnico è tutto. Questi sono bravi ragazzi e nessuno pesterebbe mai i piedi all'altro. In panchina ci sono Simeone, Elmas, Politano (che doveva andare via, ricordiamo ndr), Mario Rui. Giovani promettenti come Ostigard, Sirigu che fa da collante, Juan Jesus sempre affidabile. Questa è una squadra che non può più mettere il dito davanti al viso per giocare con la luce. Deve provare a guardare il Sole anche a costo di prendere fuoco. Può vincere.

Nel secondo tempo Spalletti ha tolto Zielinski (che aveva appena segnato) e ha messo dentro Ndombele, che poi ha fatto assist per il 6-1 di Simeone. Il quinto gol invece è di Kvaratskhelia che non riesce a non essere decisivo per più di mezza partita di fila. Il quarto è ancora di Raspadori che di prima su recupero di Anguissa ha fulminato il portiere al pronti-via della seconda metà di gioco. Va detto che l'Ajax dopo quel gol è sparito dal campo anche a giusta ragione, si è demoralizzato e si è sfibrato ancor di più. Non si era mai visto comunque un Napoli così in Champions, primo in classifica con 9 punti e 13 gol segnati di cui 4 contro il Liverpool e 6 contro l'Ajax. Questo la dice lunga sulla direzione che sta prendendo il calcio e su quanto sia importante seguire la scia dei più forti, non degli "italiani come migliori" e speciali solo perché hanno inventato la diagonale difensiva e il catenaccio. Essere tradizionalisti nel 2022 è quasi folklore. La Juventus di Allegri non vincerà mai in Olanda per 6-1. Il mondo sta prendendo nota del fatto che anche il Napoli come le grandi (Barcellona, Dortmund, City, Real) si sta costruendo un DNA duraturo dal punto di vista tecnico, ma una completezza tale non c'era mai stata. Neanche con Sarri, forse neanche con Diego che planava sulle cose con una leggerezza che ora non può più esistere nel pallone. Questa squadra non ha paura di scoprire il futuro.

Di Mattia Fele

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