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editoriali

Abbracciamoce e vulimmoce bbene

Redazione

Si riparte da qui. E non è vero che se riscaldi la minestra non è più buona

Doveva andare così. La speranza migliore è che andasse così. Vincere, certo. Ma non mancava solo quello al Napoli. Non serviva solo quello al Napoli e ai tifosi del Napoli. Stavamo bene, al risveglio da un sogno straordinario. Tenete presente quando ti ridesti al mattino con il sorriso, con ancora il sapore del sogno, il sogno bello? E che tra l'altro non era manco un sogno ma un fatto vero. Così stavamo in estate, così stavamo all'inizio del campionato. Poi è venuto l'uomo nero al quale non avevamo chiesto niente di particolare ma che si è impegnato a voler fare qualcosa. E la cosa migliore era forse che non facesse niente. C'ha fatte piglià collera. Si è impegnato su ogni fronte a fare qualcosa e più faceva più disfaceva. Alla fine non sono solo i punti persi ma proprio l'armonia persa la colpa più grande che gli si attribuisce. La società non corre ai ripari e noi non capiamo più se quel sogno era vero o finto, dove volevamo e potevamo andare. L'unica cosa certa è che se ne doveva andare lui.

Alla fine è venuto Mazzarri con il carico di certezze e di incertezze che tutti conosciamo. La nostalgia del passato, le caratteristiche del motivatore e la circostanza specifica di quanto fosse lui motivato. Ma c'era il rischio, c'è il rischio, che non fosse al passo con i tempi o altro. Ma qui, a dispetto di certe retoriche, le cose le capiamo velocemente. Se bastò il secondo tempo di Napoli Lazio per comprendere l'inadeguatezza del francese, sono bastati 90 minuti e forse anche solo la conferenza del giorno prima per capire che Mazzarri ci sta bene. Ci è piaciuto il Napoli anche se ha sofferto. Ci è piaciuto vincere alla fine, lottando fino alla fine. Ci sono piaciute le parole distensive, l'assenza di polemiche, l'abbraccio con la piazza. E ci è piaciuto da morire anche l'abbraccio con Kvara che in fondo conosceva da poche ore. Napoli e il Napoli hanno bisogno sempre e soltanto di abbracciarsi. Quando questo succede volare è davvero semplice più di quanto si possa pensare. Non faccio analisi tecniche della partita di ieri, mi prendo tutto il sapore. Il sorriso. Quella sensazione di felicità della mattina dopo, quella speranza di potercela fare, perché quando lotti e sudi tutto è possibile. La settimana scorsa a Novara ho incontrato Moreno Ferrario durante una mia presentazione. Mi ha parlato di un anno importante, quello in cui rischiavano la retrocessione seriamente. Lui dice che si salvarono solo grazie al fatto che fu preso Pesaola come allenatore. E che il suo grande merito non fu impartire dettami tecnico-tattici di particolare rilevanza. Ma di infondere serenità nello spogliatoio. L'ha ripetuto più volte che non si sarebbero mai salvati senza quell'uomo, senza quel clima. Se il Napoli non si fosse salvato quell'anno non sarebbe mai arrivato Maradona, giusto per comprendere l'importanza di quell'impresa. Mazzarri ha portato il sorriso, la distensione, un bel clima. Ed anche una vittoria determinante. Il resto spetta ai ragazzi in campo, che non sono dei scappati di casa ma i campioni d'Italia.

Ci aspetta un mese di fuoco dove capiremo per cosa possiamo lottare. Carne al fuoco ce n'è tanta, e anche "paccheri da faccia" da doverci levare. Qualcuno ancora dice che le minestre riscaldate non sono buone. Io la minestra riscaldata la mangio sempre. Ed anche la pasta e patate, quella del giorno dopo, per me è ancora più buona. Che Mazzarri sia la nostra pasta e patate.

Cosa succederà ce lo dirà il tempo, come ci godiamo il viaggio lo decidiamo noi. E io da questo abbraccio voglio ripartire. Abbracciammece, e vulimmece bbene.


A cura di Maurizio Zaccone

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