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editoriali

A Gennaio non doveva cominciare un altro campionato?

Emanuela Castelli

Napoli, il cielo è azzurro, sulla Serie A

Il campionato di Serie A doveva ricominciare - dicevano - a gennaio. Nuovo, diverso. Che, tradotto, significava più o meno: il Napoli cederà e torneranno le "vere" big, quelle che per DNA si candidano alla vittoria del tricolore. Per due mesi, due lunghi, interminabili, mesi abbiamo letto di tutto. Al punto che un po' quel pensiero ci era scivolato nella testa e si era trasformato in paura: "forse il Napoli crollerà a gennaio...d'altronde Spalletti frena sempre dopo le feste di Natale". E ci intossicheremo il panettone. Poi però scopriamo che non è esattamente vero che Spalletti a gennaio frena. Che, a frenare, statisticamente, in questo periodo è il nerazzurro Inzaghi, molto più di Luciano. E poi scopriamo che l'intossico del panettone c'è stato, ma è durato il tempo di una digestione pigra. Ché il metabolismo del Napoli ha ripreso a funzionare perfettamente, masticando critiche e paure, e buttandole via, lontano.

Lontano dove è adesso, padrone del campionato e del proprio destino

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Già, dopo la battuta d'arresto proprio contro l'Inter, la squadra di Spalletti ha ripreso a correre. A volare. Ad entusiasmare. Si è confermata squadra matura, grande. Come grande è il suo allenatore, che - a parte l'inciampo Cremonese - le imbrocca tutte, ma proprio tutte e zittisce i soloni filosofi della caduta degli azzurri in inverno. Ed, invece, l'inverno freddo - gelido - è arrivato, ma per le altre. A dimostrazione che quanto fatto vedere prima della sosta Mondiali non era frutto di una casualità fortunata, ma di un lavoro intelligente, mirato, rigoroso, voglioso. Il Napoli ha ripreso a correre battendo la Sampdoria, poi umiliando la Juventus al Maradona, andando a vincere il derby campano a Salerno, e battendo la granitica Roma di Mourinho. Questa squadra vola, perché sa camminare. Perché sa frenare, abbassare i ritmi, gestire gli impulsi, ragionare. Spalletti ha messo insieme una compagine giovane che ragiona da vecchi, con la maturità dei vecchi. Ché vecchio non è un'offesa, ma una risorsa, un patrimonio cui attingere, un bacino esperienziale che non va trascurato. Il Napoli giovane costruito da Giuntoli questa estate attinge chissà da dove quella capacità di leggere i vari momenti della partita, reagendo - compatti - alle difficoltà. Ché sfilacciarsi quando si viene messi sotto, farsi prendere dalla frenesia di sbloccare match congelati, è un rischio altissimo, una possibilità che diventa quasi certezza. Non per il Napoli, che attende, sa soffrire, sa aspettare per poi azzannare. Di classe. Di talento. Di furbizia. Di compattezza. E forse, sì, avevano ragione loro, i teorici del "nuovo campionato a gennaio". Avevano ragione, perché con il crollo del Milan, la mezza crisi dell'Inter, le frenate delle romane e la Juve traslata dalla Giustizia tra terra e inferno davvero si è aperto un nuovo campionato. Avevano ragione loro, è una Serie A diversa, questa in versione invernale. Dove l'unico a non soffrire il freddo è proprio il Napoli di Luciano Spalletti. Che, da lassù, si gode un panorama mozzafiato...a tinte tricolore.