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Ha dda passà ‘a nuttata? No, ha dda passà ‘a stagione!

editoriale di maurizio zaccone
L'editoriale di Maurizio Zaccone per CalcioNapoli1926
Redazione

"Ha dda passà 'a nuttata? No, ha dda passà 'a stagione!"

Chissà cosa avremmo detto un anno e mezzo fa se dopo le cessioni di Insigne, Mertens, Koulibaly, Ospina e Fabian Ruiz ci avessero previsto la vittoria dello scudetto. Chissà cosa avremmo detto se dopo la vittoria dello scudetto ci avessero previsto che al giro di boa dell'anno successivo saremmo finiti noni in classifica. Nel calcio l'imprevedibilità gioca un ruolo fondamentale, come la fortuna. Però con la fortuna non si scherza.

Nell'anno dello scudetto, nella necessaria riduzione del monte ingaggi, furono fatte scelte coraggiose, ma rischiose. Giocatori dal rendimento costante lasciarono la rosa per altri sapientemente individuati dallo scouting, ma con le naturali incertezze di adattamento e rendimento proprie di ogni nuovo acquisto prospettico. Non ci andò bene, ci andò benissimo.


L'hanno letta in molti come una strategia. Lo svecchiamento della rosa in realtà è una necessità ciclica, la riduzione del monte ingaggi era necessaria dopo il Covid. Ma non si può definire tecnicamente una strategia per vincere. Scherzava De Laurentiis quando diceva che il Milan aveva vinto lo scudetto con un monte ingaggi minore e la strategia era questa. O forse non scherzava. Fatto sta che confondere fortuna e meriti, redistribuendo questi ultimi in maniera iniqua, si può rivelare fatale. E così è stato.

Se ci è andato tutto bene l'anno scorso è grazie a un mix di fortuna e, ovviamente, grande talento e competenza. Competenza nel saper individuare dei grandi giocatori, un pizzico di buona sorte nel fatto che abbiano reso al 100% dal primo minuto che hanno giocato in campo. Talento di un allenatore che ha lavorato alla grande sul gruppo giorno per giorno, facendo quello che un vero Mister fa: entrare nella testa dei giocatori. Preparatore atletico, direttore sportivo e tutti gli altri hanno dato di certo il loro contributo.

Pensare che tutti sono sostituibili forse non è sbagliato, pensare che tutti sono inutili è segno di profonda presunzione. Lo è stato credere che chiunque poteva allenare questa squadra, lo è stato credere che il mantenimento di uno spogliatoio el'equilibrio psicologico siano cose che succedono da sole. Non é così. Non è stato così. Noi eravamo comunque fiduciosi. Chissà cosa avremmo detto 5 mesi fa se ci avessero previsto che con Garcia la squadra sarebbe scivolata rapidamente al quarto posto a 10 punti dalla vetta. Chissà cosa avremmo detto un paio di mesi fa se ci avessero detto che con Mazzarri finivamo il girone d'andata al nono posto. Però la leggerezza di sostituire un allenatore non all'altezza con un altro che presentava comunque profonde incognite nascondeva la stessa presunzione iniziale. Cioè che questa squadra la potesse allenare chiunque, tranne Garcia.

Dobbiamo però parlare anche dei giocatori, atleti che sono l'ombra di loro stessi. Sono finiti tutti gli alibi; l'allenatore inadeguato e la preparazione sbagliata. Sono molli e svogliati. Io non ho mai creduto che un giocatore offra una cattiva prestazione di propria volontà, non ci credo. Però un malcontento interiore si traduce inevitabilmente in una cattiva prestazione, seppur involontariamente. Un gruppo sereno e felice, che sente la fiducia della società, rende al meglio e lo sappiamo. E questa fiducia sono pacche sulle spalle, certo, ma anche adeguamenti contrattuali; sono minuti in campo, ma anche rinnovi. I contratti si rispettano, è sacrosanto, ma gli umori non sono clausole contrattuali, vanno gestiti. Con i modi giusti e le persone giuste. Il ritiro della squadra forse non va più di moda, ma per decenni è stata sempre la soluzione migliore per guardarsi negli occhi e dirsi cosa non va. Per essere gruppo. In fondo dopo lo scudetto ci siamo attaccati alla speranza Garcia, poi alla speranza "commissariamento Garcia" da parte di De Laurentiis; poi alla speranza Mazzarri. Ora al calciomercato, che ancora non ci ha fatto sentire i botti. Attaccarsi alla speranza ritiro è inevitabile, se non si vuole finire attaccati ad altro, mestamente. C'è un girone di ritorno da giocare, nel quale dubito guariranno tutte le ferite, ma vanno gettati i semi per ridurre al minimo i danni causati. Il Napoli dell'anno scorso ce lo hanno presentato come all'inizio di un ciclo. Ma un ciclo che dura un anno non si è mai visto. Non c'è stata la "new era" promessa, per niente. Si lavori per questo, oggi. Imparando dagli errori e provando a salvare il salvabile.

A cura di Maurizio Zaccone

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