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Sprofondo VAR, i limiti della CAN A

Redazione

ROMA – Dal particolare al generale. Dalla prestazione di Mazzoleni a San Siro, manchevole sotto tutti i punti di vista (il primo fra tutti: la capacità di saper leggere il momento con l’intelligenza sportiva che un arbitro...

ROMA - Dal particolare al generale. Dalla prestazione di Mazzoleni a San Siro, manchevole sotto tutti i punti di vista (il primo fra tutti: la capacità di saper leggere il momento con l’intelligenza sportiva che un arbitro dovrebbe sempre profondere a piene mani), al momento storico dei direttori di gara italiani, arrivati ad un punto così basso che mai nella storia centenaria dell’Associazione è stato raggiunto. Frutto di una politica (eh già, soprattutto la politica) scellerata di chi l’ha governata ormai da dieci anni, la più longeva poltrona in seno alla Federcalcio e ai suoi organi di servizio. Governata pensando più a tornaconti politici che tecnici, cosa che dovrebbe invece essere una prerogativa di chi dirige un settore così specifico del calcio. Il risultato è una totale mancanza di arbitri di qualità che possano garantire un ricambio diventato ormai impellente. Nessuno negli ultimi anni ha pensato a far crescere un gruppo di direttori di gara che potesse dare il cambio ai vari Rocchi, Banti, Orsato. E per assurdo, oggi va ancora peggio di ieri, quando alla guida degli arbitri di vertice c’era Messina.

AUTOGESTIONE - Perché con l’ex arbitro di Bergamo, guidato più che altro dai vertici dell’AIA, il gruppo aveva deciso, senza che ci fosse bisogno di parlarne, quasi un’autogestione, dove i big facevano da traino e gli altri andavano dietro, seguendo - almeno in quel caso - una linea dritta. Sbagliata, magari, ma comunque univoca. Oggi i nostri direttori di gara, con la gestione Rizzoli, hanno perso anche quei pochi punti di riferimento che avevano. Lo si capisce da come è stato gestito il VAR: tutto (all’inizio della passata stagione), un po’ meno, ancora tutto, niente (all’inizio di quest’anno), adesso (e per certi versi finalmente) qualsiasi cosa. Una gestione figlia del modo di essere dell’architetto di Mirandola, sezione di Bologna. Così era in campo, dove la “gestione” della partita veniva prima che “l’arbitraggio” della stessa, così è adesso. E sembra che il vizio di chi governa le cose politiche dell’AIA di mettere becco nelle vicende tecniche non sia passato. A proposito di chi sbandiera l’autonomia....

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FALLIMENTO - Rizzoli sta cercando di recuperare il tempo perso da altri (almeno questo bisogna riconoscerglielo), gettando nella mischia le risorse che ha, sperando che qualcuno (e qualcuno c’è) risponda presente. Il problema, però, è nell’avere un unico indirizzo tecnico. L’esempio arriva dai falli di mano: ora come ora, è un vero caos, non si capisce cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, così che ormai qualsiasi contatto (anche quelli palesemente involontari) vengono rivisti a bordocampo dopo la chiamata del VAR. Rizzoli, tempo fa, forse per scherzo (o forse no) disse che avrebbe potuto farsi da parte. Non sarebbe lui il primo a doverlo fare...

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