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Santander, otto gol e l’idea della riconferma al Bologna

Redazione

BOLOGNA – Anatomia di Federico Santander detto il Ropero e Armadione, anatomia totale e comparata. Anatomia appena ieri, oggi e magari anche domani, chissà. E una premessa: nella storia del calcio italiano figurano solo due paraguagi....

BOLOGNA - Anatomia di Federico Santander detto il Ropero e Armadione, anatomia totale e comparata. Anatomia appena ieri, oggi e magari anche domani, chissà. E una premessa: nella storia del calcio italiano figurano solo due paraguagi. Il primo - Dionisio Arce - giocò nella Lazio all’alba degli anni cinquanta e il secondo - Heriberto Herrera - dall’Atletico di Madrid arrivò in Italia per allenare la Juve e negli anni sessanta vinse uno scudetto ed era un tipo irascibile e durissimo e anche manesco durante tutta la settimana, ma poi una delizia quando a notte fonda insieme ai giornalisti juventini magnava e tracannava fino alle ore piccole. Federico Santander, otto gol in tutto. Va bene? No che non va bene, ma pian piano io comincio a riflettere e siccome qualcuno mì rammenta che altri bravi centravanti del Bo alla loro prima stagione qui un po’ si incartarono, allora vado a documentarmi.

E allora? E allora nella stagione di esordio in rossoblù fecero meglio di Federico Vinicio (undici reti) e Turkyilmaz e Pivatelli (quindici, giocava seconda punta) e Muiesan undici come Vinicio e Savoldi (quindici, ma solo da quando si prese il numero nove, non prima) e fecero uguale Nielsen, Andersson e Cruz tutti a quota otto e fecero peggio i vari Clerici e De Ponti, Giordano e Garritano e anche il grande Cappello. E cosa dobbiamo dedurne? Vediamo: intanto l’uomo Federico, il professionista esemplare che è. Poi il giocatore. Pochi otto gol, ma giurerei che l’anno prossimo Santa andrà in doppia cifra e ricordo di passata i pochi gol di Cruz al punto che poi El Jardinero perse il posto in squadra a pro di Cippo Cipriani.

Cds