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C'è un problema-Kean che non riguarda Kean ma noi. Noi giornalisti, noi osservatori, noi appassionati di calcio. Dobbiamo stare attenti a non ripetere lo stesso errore che abbiamo commesso con Balotelli. Ovvero: questo fantastico centravanti di 19 anni va seguito, elogiato e criticato per quanto fa in campo. Solo così possiamo in qualche modo favorire la sua crescita. Con Mario non lo abbiamo fatto. Finiva in prima pagina per i suoi gol, certo, ma soprattutto per le sue mattane, per le top model con cui usciva, per le Ferrari su cui viaggiava, per le sciocchezze che un ragazzo può commettere, ma che commesse da lui diventavano storie gigantesche. A noi bastava il suo talento. Visto che gol? Visto che forza? Visto quanto è bravo? Dategli subito il Pallone d’Oro.
Invece dovevamo scrivere che in campo non si gioca da soli, che quando Pirlo ha la palla cosa vai a prendergliela dai piedi, scatta in avanti!, che devi affi nare il dribbling, che devi appoggiarti alla squadra, che quel talento va allenato. Sempre e comunque. Ricordiamo che una volta ci provò Boban da uno studio televisivo a dirgli che bisogna giocare in un altro modo e Balotelli, imbronciato, gli rispose che chi parlava in quel modo non capiva di calcio. Era andato già oltre se stesso. Non dovevamo accontentarci dei suoi gol, dovevamo stimolarlo, motivarlo, renderlo ancora più cattivo in campo. Nell’Europeo dell’88 l’attuale ct della Nazionale, allora ventiduenne, segnò un gol strepitoso contro la Germania e venne a esultare rabbioso sotto la tribuna stampa perché lì erano seduti alcuni giornalisti che lo criticavano. E’ quello che avremmo dovuto fare con Balotelli ed è quello che dobbiamo fare con Kean. Vale per ogni mestiere: chi ha scritto in questo giornale per anni è cresciuto con i “cazziatoni” di Tosatti.
Ci rendiamo conto che, se succede un casino come a Cagliari, in prima pagina di Alberto Polverosi esce il titolo “Kean, gol e bufera”, ma dentro ci deve essere l’approfondimento sulla sua partita. Dobbiamo scrivere che il suo primo tempo è stato completamente sbagliato, che tecnicamente deve fare dei progressi, che l’atteggiamento calcistico deve migliorare, che prima di segnare aveva sbagliato malamente due gol, che se ti butti in terra simulando un rigore sotto gli occhi dell’arbitro non solo fai una sciocchezza perché prendi l’ammonizione ma ti crei anche un’immagine dannosa.
Vediamo delle cose che non ci piacciono e ci riportano ai tempi del primo Balotelli. Il diciannovenne Moise Kean diventerà probabilmente il centravanti della Nazionale per i prossimi dieci-quindici anni, ma tremiamo all’idea che pensavamo lo stesso di Balotelli dieci anni fa e invece dopo il fantastico Euro 2012 ce lo siamo persi. Se allora la critica si fosse occupata più del giocatore che del personaggio, quanto meno avremmo avuto la coscienza a posto. Kean rispetto a Balotelli ha una doppia grande fortuna: la Juve e Allegri. Mario ha giocato nell’Inter di un presidente generoso che concedeva tutto ai suoi giocatori e nel Milan di fi ne impero, Moise gioca in una squadra dove trova gente, a cominciare dall’allenatore, che lo prende per un orecchio e gli insegna, se non la vita, di sicuro la professione. Auguriamo al ragazzo di non lasciare la casa madre, almeno fi n quando non sarà davvero grande. In tutti i sensi.
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