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Dopo otto anni trascorsi a giocare tra Genoa, Alessandria ed Entella, Taccola nel 1967 passò alla Roma allenata da Oronzo Pugliese sotto indicazione di Bernardini che lo notò al Savona. Dieci gol alla sua prima stagione in Serie A, la vera sorpresa di quella squadra che chiuse il campionato al decimo posto.
Sette gol nel girone d’andata del seguente campionato, ma tanta preoccupazione per il suo stato fisico. Il 1969 cominciò nel peggiore dei modi, con influenze improvvise e svenimenti, un problema cardiaco e l’operazione alla tonsille. Dopo l’intervento del 5 febbraio avrebbe dovuto osservare un mese assoluto di riposo, ma Taccola cominciò ad allenarsi in anticipo per essere a disposizione di Herrera il prima possibile. Il 2 marzo giocò la partita contro la Sampdoria, il 16 marzo seguì la squadra a Cagliari senza però scendere in campo per febbre e capogiri.
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A fine partita scese negli spogliatoi per salutare i suoi compagni di squadra, ma svenne per un malore e subì un arresto cardiaco fatale. Giuliano Taccola morì a venticinque anni sotto gli occhi dei suoi compagni e del suo allenatore, l'autopsia non determinò mai in maniera definitiva le cause che avevano portato alla crisi cardiaco-respiratoria. La Roma e i tifosi romanisti non lo hanno mai dimenticato. Nel 2016 Taccola è stato ritratto dalla Curva Sud su uno stendardo della coreografia «Figli di Roma, capitani e bandiere», nel 2018 la Roma lo ha inserito nella Hall of Fame. Sabato prossimo in occasione di Spal-Roma, la squadra giallorossa indosserà una maglia speciale per ricordare i cinquant'anni dalla sua morte. Mai dimenticata. Corriere dello Sport.
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