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Cura Ranieri, serve tempo

Redazione

Tanto vento e poca Roma. Per fortuna, il campionato italiano è lastricato di crocerossine, squadre senza capo né coda che si presentano puntuali a risollevare le grandi in crisi. Bastano i calci da fermo, le imprese di El Shaarawy,...

Tanto vento e poca Roma. Per fortuna, il campionato italiano è lastricato di crocerossine, squadre senza capo né coda che si presentano puntuali a risollevare le grandi in crisi. Bastano i calci da fermo, le imprese di El Shaarawy, tanto, troppo affanno e un Var finalmente amico contro un Empoli costretto ad esistere nel secondo tempo solo dalla pochezza della Roma, dopo aver mostrato tutti i suoi limiti, a partire da dietro dove è un enorme buco senza materia intorno, guaio grosso per una squadra che pretende di salvarsi (consigliabile pellegrinaggio a Lourdes).

L’effetto Ranieri? Qualche buona risposta individuale (il Kluivert discretamente invasato e meno anarcoide del solito, il celebratissimo Schick qua e là), la vicinanza dei tifosi e poco altro. L’osceno patire del secondo tempo, tre volte l’Empoli di Uçan e Brighi a un passo e oltre dal pareggio, spiega al tecnico che ama la squadra che allena la difficoltà della sua impresa. Al momento, insiste più che mai l’effetto Monchi. Sono otto su undici i suoi uomini in campo. E non è un bel vedere. Prima mezz’ora e secondo tempo inesistenti, non giustificabili con le tante assenze. In mezzo, la perla solitaria di El Shaarawy, la testa di Schick e l’incomprensibile suicidio di Jesus. Insiste anche l’effetto Di Francesco. Altro polpaccio che salta, quello già allarmato di Zaniolo, e ombra sempre più gigantesca sul lavoro atletico di Eusebio e suoi. Infortunio a parte, si conferma l’appannamento del ragazzo, probabilmente fiaccato da troppi applausi e da un utilizzo non sempre razionale.

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Ma la domanda era: Roma ce la farai a ripartire? Chi sei dopo lo schianto? Dopo aver perso in un colpo solo i due artefici, l’uomo che ti ha costruito (distrutto?) sul mercato e quello che avrebbe dovuto darti un’identità sul campo. Due facce sempre più buie e tempestate di sofferenza sostituite da quelle rassicuranti di Ricky Massara e Claudio Ranieri, il cui aplomb cardinalizio, l‘esito di una vita che lo ha fatto scaltro, duttile e multiforme, arriva quanto mai utile.

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Risposta da differire. I tre punti aiutano intanto ad allontanare ferite enormi e troppo ravvicinate. Il derby e la Champions. Persa a Oporto ma riconquistabile da qui a maggio. La strategia di Ranieri è chiara, quella di sempre. La racconta a fine partita. «Il gol prima o poi lo facciamo, dobbiamo studiare il modo per non subirli». Non esaltante, ma funziona. Forse.

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