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ROMA - La rabbia di Pallotta ha fatto il giro del mondo con un tweet. Ma il presidente aveva già espresso in precedenza la sua insoddisfazione ai dirigenti, chiedendo perentoriamente di dare una svolta a questa tormentata stagione. Ha imposto l’esonero e già nella notte di mercoledì i dirigenti al seguito della squadra si sono mossi in questa direzione, cercando la soluzione migliore per voltare pagina. Pallotta a caldo ha detto chiaramente ai suoi più stretti collaboratori che non gli è piaciuto come la Roma ha giocato a Oporto. Per aver subito per tutti i novanta minuti regolamentari, con un solo tiro in porta prima dei supplementari: il rigore trasformato da De Rossi. Troppo rinunciataria, Dzeko troppo isolato. Difficile poter sperare di portare a casa la qualificazione con un atteggiamento così difensivo. Il presidente è stanco di questa situazione, vuole provare a capire se è possibile invertire la rotta e salvare il salvabile, quando mancano solo dodici partite di campionato. Non conosce personalmente Ranieri, potrebbe incontrarlo a Londra o Boston nei prossimi giorni, ma ha spesso citato il Leicester come modello da seguire.
TRA UN MESE A ROMA - Dopo tutto quello che è successo in questo periodo, il presidente ha deciso di tornare a Roma, dove manca da un anno. Sarà nella Capitale per qualche giorno ad aprile, esattamente dodici mesi dopo l’ultima volta. Vuole parlare di persona con i dirigenti, con l’allenatore, risolvere la situazione di Monchi, da tempo ormai rimasto come un separato in casa. Tra un mese potrebbero essere fatti anche nuovi passi avanti per la questione dello stadio di Tor di Valle, che vede ormai impegnato Pallotta al cento per cento, dopo aver rilevato i terreni e l’intero dossier dall’Eurnova di Parnasi. Per il costruttore i giudici hanno confermato l’obbligo di firma.
LA RABBIA NELLA NOTTE - La sfuriata di Pallotta contro l’arbitro Çakir c’era stata già all’una di notte, poco dopo la conclusione della partita allo stadio Do Dragao. Posizione critica espressa ieri anche dal presidente del Coni Giovanni Malagò. Pallotta aveva scritto un tweet di fuoco, diffuso nella notte dai canali social della società. Tutti i dirigenti erano molto seccati per il comportamento dell’arbitro turco, soprattutto per la decisione di non andare a rivedere al monitor il fallo in area di rigore di Marega su Schick nel secondo tempo supplementare. Il presidente della Roma, già deferito lo scorso maggio per le parole sull'arbitraggio della semifinale contro il Liverpool, aveva espresso altri rilievi critici nel confronti dell’Uefa e la scorsa notte è andato nuovamente giù pesante contro il massimo organismo calcistico europeo: «Lo scorso anno abbiamo richiesto il Var in Champions League perché ci avevano rovinato la semifinale e a Oporto, nonostante ci fosse, siamo stati derubati. Schick è stato atterrato in area, il Var lo dimostra e non viene preso in considerazione. Sono stufo di questa merda. Mi arrendo». Qualcuno individua nei numerosi torti arbitrali subiti dalla Roma in Europa il prezzo da pagare per le reiterate proteste di Pallotta nei confronti dell’Uefa. Corriere dello Sport.
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