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Lettera aperta a Icardi: fai il capitano di te stesso

Redazione

Caro Maurito, chiudila in fretta, ti prego, offri a tutti la possibilità di evadere da questa storia paradossale, anomala, stancante. Disintossicaci. Non è di calcio, non è calcio: sembra lo scontro tra due aziende per...

Caro Maurito, chiudila in fretta, ti prego, offri a tutti la possibilità di evadere da questa storia paradossale, anomala, stancante. Disintossicaci. Non è di calcio, non è calcio: sembra lo scontro tra due aziende per risolvere il quale si è reso necessario l’intervento di un mediatore.

Il calcio è altro. Io ti capisco (capivo) e sono dalla tua parte. Non mi piacque né il modo, né il tempo dello “sfasciamento” del tuo orgoglio - lo scrissi più volte. Chi ti promosse capitano e ti frequenta ogni giorno da sei anni doveva spiegare a Marotta di che pasta sei fatto e quanto tenessi a quel ruolo, a quel pezzo di stoffa e a tua moglie: invece, per affermare la prevalenza del club sul tesserato, per imporre “nuove” regole all’Inter e frenare Wanda, hanno usato la scimitarra e, colpendo entrambi, si sono tagliati le palle.

Adesso però è il momento del buonsenso: devi restituirti al lavoro, alla tua passione. Al campo. Solo tu puoi farlo. Giunta con fatica e qualche imbarazzo fino a qui, l’Inter non può tornare indietro: se lo facesse rimedierebbe una figuraccia senza precedenti e delegittimerebbe il nuovo ad. Proprio per questo ha la necessità, più che il dovere, di mostrarsi intransigente, ferma.

Non mi appello al tuo amore per l’Inter, né ti chiedo di dissociarti da Wanda (tra moglie e Maurito non metto il dito), lei è casa: ti supplico di far finire questa rottura e di mostrare a tutti che sei un uomo verticale. Oltre che un campione che ha il dovere di non sporcare la sua immagine.

George Raymond Martin scrisse: “Indossi il tuo onore come una corazza. Pensi che ti mantenga al sicuro, ma non fa altro che appesantire e renderti difficile il muoverti”. Le sue parole sembrano rivolte a te. Torna a muoverti, a correre e a fare gol, supera grazie al pallone il dolore che ha radici nell’amor proprio, diventa capitano di te stesso. Sempre che il ginocchio scricchiolante col quale ne hai segnati 109 non si ribelli alla scelta. Corriere dello Sport.