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ROMA - Deve portare in forma giocatori vecchi e nuovi arrivati in ritiro solo all’inizio di agosto, lavorerà soprattutto sulla testa e la mentalità della Lazio, perché la condizione generale del gruppo, sotto forma di parametri fisici rilevati dai preparatori, è buona. Pesano, invece, quei black out ripetuti nelle ultime partite, compresa la coda dello scorso campionato, chiuso con la delusione Champions nei 180 minuti finali tra Crotone e Inter. Rimonte subìte, fragilità caratteriale, momenti in cui la squadra sparisce e viene vanificato qualsiasi sforzo. Simone Inzaghi ha chiesto più coraggio e personalità alla Lazio. Ieri, alla ripresa degli allenamenti, un breve discorso all’interno dello spogliatoio. Con un obiettivo: scuotere il gruppo, alzare le motivazioni, cercare di analizzare in profondità quelle carenze mentali individuate come la principale causa delle sconfitte più recenti.
PAURA - Il tecnico e i suoi collaboratori ne sono convinti. «Ci siamo abbassati troppo dopo il gol di Immobile» raccontava Inzaghi nella notte dell’Olimpico. La fase conclusiva del primo tempo è stata fatale, il Napoli ha alzato il ritmo e ha prodotto tre-quattro limpide occasioni in pochi minuti, quando entrava in area di rigore con una facilità disarmante. È come se la Lazio si fosse spaventata dopo il gol annullato a Milik e non abbia saputo reagire, si è disunita, ha avuto un atteggiamento molle e impaurito, creando i presupposti per il pareggio del polacco in pieno recupero. Il rimpianto di Simone è legato all’intervallo, sperava di ritrovarsi al riposo con un gol di vantaggio. Invece no e in una curiosa replica dello stesso film mandato in onda nel settembre 2017, ancora allo stadio Olimpico, l’infortunio di un difensore centrale da sostituire tra il primo e il secondo tempo. L’anno scorso capitò a De Vrij, questa volta è toccato a Luiz Felipe, peraltro tenuto sotto osservazione dal ct azzurro Mancini. Corriere dello Sport.
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