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Inter e Milan, ora San Siro è un caso

Redazione

MILANO – Entro un mese Inter e Milan vorrebbero consegnare il progetto del nuovo stadio. Ci sono due opzioni: la riqualificazione del Giuseppe Meazza, idea che fino a qualche mese fa sembrava potesse essere la più facile da seguire,...

MILANO – Entro un mese Inter e Milan vorrebbero consegnare il progetto del nuovo stadio. Ci sono due opzioni: la riqualificazione del Giuseppe Meazza, idea che fino a qualche mese fa sembrava potesse essere la più facile da seguire, oppure costruire un impianto ex novo. Con l’arrivo di Ivan Gazidis nella società rossonera, questa seconda ipotesi sembra possa essere più concreta, ma alcuni problemi legati all’eventualità che i tempi del cantiere si allunghino, spostano non poco gli equilibri.

PROGETTO – Ci sarà bisogno almeno di un altro mese per perfezionare il progetto, ma chi lavora al dossier non ha dubbi e ammette che sarà lo stadio migliore d’Europa. Rispetto a San Siro la capienza sarebbe ridotta da 80mila a non più di 60mila posti, mentre sarebbe ampliata la zona dedicata all’hospitality. L'Inter di Suning è favorevole al nuovo stadio, così come il fondo d'investimento proprietario del Milan, Elliott, che lo considera come un asset fondamentale e così punterebbe a rivendere il club fra qualche anno. Ivan Gazidis, AD rossonero, segue in prima persona il progetto. Il problema, a quanto pare, è che non sembra esserci un modello di riferimento per il nuovo impianto milanese, che potrebbe essere pronto fra il 2022 e il 2024.

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PETIZIONE – Intanto, a Milano, nasce il 'Comitato no demolizione San Siro', promosso dai consiglieri comunali del centrodestra e da Marco Bestetti, il presidente del Municipio 7. Altre adesioni arrivano dalla maggioranza, con il consigliere comunale della lista civica del sindaco Giuseppe Sala, Enrico Marcora, che ha tenuto a battesimo il neonato comitato nel corso della conferenza stampa nella sede del Comune. Lo stadio Giuseppe Meazza è uno dei simboli della città e va salvaguardato: non è una battaglia dei partiti, bensì un movimento per salvaguardare un bene pubblico. “San Siro è stato costruito nel 1925 – dichiara Fabrizio De Pasquale, capogruppo di Forza Italia al Comune di Milano -, ha più di 70 anni che è il limite per avere la dichiarazione di interesse culturale. Il problema si risolverà presto con un vincolo che è doveroso”. Il Comune, per concedere l’impianto, incassa circa 10 milioni di euro all'anno e non vuole rimetterci, ma non è riuscito a convincere i club a ristrutturare lo stadio. Roberta Guaineri, assessore allo sport, ha ammesso: "Non si può bloccare il progresso se è possibile creare realtà più belle, innovative e affascinanti".

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REAZIONI – Le polemiche non si fermano. Uno dei primi a commentare la vicenda è stato uno che a San Siro è diventato leggenda, Sandro Mazzola: "Abbattere San Siro? Mi viene mal di testa solo a sentirlo, forse vale la pena mettere a posto qualcosa ogni anno e tenere l'attuale impianto". Dello stesso avviso anche Giovanni Lodetti, che ha sfidato Mazzola in un’infinità di derby: rimetterlo a posto sì, demolirlo no. Poi, se le squadre vogliono fare un nuovo stadio per loro conto, hanno la libertà di farlo. Anche l’ex sindaco Gabriele Albertini si è espresso a riguardo: "Non sono tanto d'accordo sul fatto di demolire San Siro, una struttura che ha tanta storia e ha ancora una funzione”.

IL SINDACO SALA – C'è ancora da attendere la consegna del dossier, cosa che sarà fondamentale, soprattutto per Giuseppe Sala, il sindaco di Milano, il quale aspetta di vedere tutti gli aspetti relativi all’opera. Inoltre, il primo cittadino dichiara: "Bisognerà trovare una formula perché sia di proprietà del Comune, con una concessione a lunghissimo termine. È chiaro che noi non possiamo perdere la proprietà dello stadio". Inoltre aggiunge: “Sulla questione stadio ho detto più volte, ai due club e agli organi di stampa, che a mio parere San Siro è la storia del calcio e che quindi considero la sua ristrutturazione la soluzione migliore. Se poi Milan e Inter preferiranno proporre un nuovo impianto, come Comune di Milano avremo il dovere di sederci intorno a un tavolo e ascoltare le loro ragioni, oltre, ovviamente, far valere le nostre". Corriere dello Sport.