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Guillem Balague: «Ronaldo piange perché si sente un Dio»

Redazione

ROMA – Lo vedi uscire in quel modo, quasi fosse un bambino a cui hanno hanno bucato il pallone, e un po' ti fa tristezza. Le lacrime di Cristiano Ronaldo dopo il primo rosso in Champions hanno inondato il mondo, non si parlava...

ROMA - Lo vedi uscire in quel modo, quasi fosse un bambino a cui hanno hanno bucato il pallone, e un po' ti fa tristezza. Le lacrime di Cristiano Ronaldo dopo il primo rosso in Champions hanno inondato il mondo, non si parlava d'altro. L'intervista a Guillem Balague, il giornalista spagnolo che meglio di tutti ha raccontato pregi e difetti del fuoriclasse portoghese, non poteva che cominciare da quella reazione isterica e adolescenziale. «Ha provato un grande senso di ingiustizia perché era sicuro di non aver fatto nulla di grave ma i motivi sono anche altri», ci ha raccontato l'autore del libro "CR7", nelle librerie italiane in una versione aggiornata per Piemme. E' una biografia non autorizzata nella quale Balague affronta in modo anche spietato il percorso del fuoriclasse portoghese dalle sue origini ai primi giorni di festa torinesi.

Hai detto che i motivi di quel pianto disperato sono altri. Prego...

E' stata una reazione affascinante perché ha messo in evidenza come i club tengano i propri campioni in una bolla meravigliosa, una zona franca dove questi giocatori si sentono degli Dei in terra. E gli Dei non sono punibili per definizione. Quando questo accade, ecco che la reazione è esagerata e violenta. Il problema di questi 'marziani' è che non hanno avuto una crescita normale. Anagraficamente procedono ma mentalmente restano adolescenti perché non devono pensare a nient'altro se non a giocare. A loro viene chiesto solo il gol, al resto pensano altre persone che soddisfano tutte le loro esigenze.

Quindi Ronaldo si sente una divinità...

E' così. E' dura per un ragazzo di 33 anni essere considerato un Dio in ogni circostanza, ogni volta che scende in campo, ogni volta che saluta i propri fan, ogni volta che entra in un negozio. Le aspettative sono enormi e a questo status ci si abitua velocemente. Lui vuole la devozione di tutti, vuole che tutti abbiano fiducia in lui e questo a Madrid nell'ultimo periodo non accadeva più. Questa ricerca della devozione assoluta lo ha portato in Italia assieme ad altri aspetti, anche economici. Ronaldo in Serie A non è stato accolto con gioia solo dai tifosi della Juventus ma da tutto il movimento.

© Juventus FC via Getty Images

Parlavi di un motivo economico. E' facilmente intuibile...

L'agevolazione fiscale della quale ha beneficiato è stato un traino importante. Lui è un marchio e il suo passaggio alla Juventus è convenuto a tutti, giocatore e club bianconero. La sua immagine si è indubbiamente rilanciata. E poi, come ho già detto, guadagnerà la stessa cifra che prendeva a Madrid. Però c'è un terzo aspetto importante da considerare...

Quale?

L'amore. Parlavamo prima del suo restare un perenne tennager: cos'è che cerca disperatamente un ragazzo? L'affetto, ovviamente. Lui non ha avuto un padre al suo fianco e lo ha sempre cercato durante il suo percorso professionale, da Ferguson a Mendes. Adesso in Italia il ritrovato calore dei tifosi gli ha permesso di colmare questa assenza. Lui ha sempre cercato l'affetto incondizionato e unanime. A Madrid Perez glielo aveva negato, alla Juve lo ha ritrovato.

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Il club bianconero in questo senso lo coccola parecchio, giustamente...

L'emblema è il presidente Agnelli che per brindare alla firma di Ronaldo questa estate è volato in elicottero nell'isola greca nella quale Cristiano stava passando le vacanze. E' un gesto che il giocatore ha gradito molto. Come molto avrà apprezzato anche le parole del presidente della Juventus dopo il rosso di Valencia: "Uno per tutti, tutti per uno". E' proprio questo ciò che ricerca Ronaldo.

Le prime partite alla Juventus non sono state però in linea con il campione che tutti ammirano.

Sì ma Ronaldo in Italia farà la stessa valanga di gol che ha fatto in Spagna. Se il fisico lo sosterrà come ha fatto per tutta la sua carriera, ne sono certo. La sua intelligenza è stata la capacità di adattarsi in campo al tempo che passa. Ha capito che non poteva più correre come prima e allora si è avvicinato alla porta. Lì, in quella posizione, con la sua classe e la sua determinazione ha cominciato a segnare molto più di prima. Ora corre meno ma fa molte più reti.

Quindi la Juventus vincerà la Champions a mani basse...

Questo non dipende solo da un giocatore ma da tante altre variabili e dal modo in cui i suoi compagni di squadra lo aiuteranno. Una cosa è certa: l'arrivo di Ronaldo ha reso la Juventus più forte.

Ronaldo nel libro viene raccontato come un ragazzo capriccioso ma anche molto generoso. Quale aspetto ti ha impressionato di più?

La sua mentalità. Migliorarsi sempre, chiedere sempre di più a se stesso, allenarsi con impegno e determinazione giorno dopo giorno. Ronaldo ha portato la forza mentale ad un livello superiore, quasi extra terrestre. Non si accontenta mai, ha sempre fame di migliorarsi. E' questo il suo segreto: la mente prima delle gambe e dei dribbling, la dedizione prima dei gol. Ha una personalità impressionante. Del resto ci sarà anche un motivo se non ci sono così tanti Cristiano Ronaldo in giro, no?

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La ricerca del padre putativo, dicevamo. E' cominciata con Ferguson, è proseguita con il suo agente Jorge Mendes. Può finire con Agnelli o Allegri?

Io credo che adesso Ronaldo abbia trovato il suo equilibrio con la nuova famiglia che ha creato. Lo coccolano e lo viziano tanto anche per compensare la mancanza della figura paterna. Il benessere che respira, la bolla che gli hanno costruito attorno lo porta a colmare una lacuna molto importante. La devozione della madre nei suoi confronti è infinita. La sorella dopo Valencia ha scritto un messaggio molto duro su Instagram e non era indirizzato al fratello ma al Ronaldo calciatore e alle persone che hanno osato punirlo. Questo purtroppo è un problema che hanno tanti calciatori di oggi, sono ragazzi circondati da entourage che gli dicono sempre sì, che soddisfano tutte le loro richieste. Forse Allegri e Agnelli non potranno sostituire la figura del padre ma sapranno dirgli dei 'no' decisivi per la sua crescita e maturazione.

Tu hai scritto anche una biografia molto bella su Messi. La domanda sorge spontanea e la intuisci da solo, no?

Non so chi è più forte. So solo che Leo e Cristiano sono molto più simili di quanto possano apparire. Stesse origini, stessa infanzia, stessa necessità di crescere prima del tempo e allo stesso tempo stesso desiderio di restare bambini. Se però mi chiedi le differenze, quella più evidente è il modo in cui si relazionano con il mondo: mentre Messi in campo vuole essere decisivo e imprescindibile ma fuori è una persona normale, Cristiano ha un'ambizione sfrenata e vuole prevalere ovunque. E' anche questo un modo per essere un Dio, no? Corriere dello Sport.