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E vai con il disgusto. Ci si disgusta facile oggi nel mondo Roma. Di pancia e di testa. Si disgustano tutti. Belli e brutti. Buoni e cattivi. Si disgusta Pallotta a Boston, si disgusta Baldini a Londra, si disgustano i tifosi negli stadi, nei social e nelle radio. Disgustati, forse avviliti e anche un po’ nauseati, i giocatori. Daniele De Rossi, capitano stoico, è Custer a Little Bighorn, trafitto da milleduecento frecce resiste, nega l’evidenza per non negarsi l’esistenza, a sé e alla sua Roma. Di sicuro sarà lui, da qui a breve, il lider maximo atteso da una vita. Di sicuro, è disgustato forte Dzeko, testa bassa e passo tombale. Lo si capisce dal linguaggio del corpo, segnalano i bordocampisti, massimi esperti di body language. I giornalisti non si disgustano, pregustano. L’odore del sangue (una manna per le loro endorfine).
Il disgusto è un sentimento onesto. Dimmi cosa ti disgusta e ti dirò chi sei. Ma la domanda è: se tutti, si disgustano, chi sarà mai allora il responsabile o i responsabili di questo disgusto? Per capirlo, basterà cercare qualcuno che non si disgusta. Il che escluderebbe James Pallotta, pure il maggiore indiziato, che si dice disgustato di brutto. E se il suo fosse un disgusto “scenico”? Non abbiamo notizie di Monchi (povero cristo messo in croce dalla barbarie di chi si chiede: dentro Olsen, Marcano, Moreno, Bianda, Karsdorp, Santon, Nzonzi, Cristante, Pastore, Coric, Defrel, fuori Strootman, Nainggolan, Alisson, Salah, Rudiger, Paredes, la filastrocca dell’incubo romanista). Se si disgusta o si assolve, quando guarda lo specchio. Di sicuro, sta misurando la distanza che lo separa da Siviglia, il suo paradiso perduto, dove tornerebbe pestando i ceci con le ginocchia.
Resta l’onesto Eusebio, il più disgustato di tutti, ma guai a dirlo. Lui è l’unico non autorizzato. Può dirsi deluso, confuso, smarrito, persino sopraffatto, ma non disgustato. La botte di chiodi è tutta sua e tra un po’ la faranno rotolare a valle. Che così funziona. E’ successo con Luis Enrique, con Zeman, con Rudi Garcia e Luciano Spalletti. Esonerare gli allenatori, non potendo autoesonerarsi. Talmente sopraffatto dal disgusto, il povero Eusebio, che ha detto a se stesso in privato, dimenticando di essere pubblico: «Le ho provate tutte, non ce l’ho fatta, non mi resta che trovare l’uomo». Lui come Diogene. Un altro come Eusebio che cercava uomini degni di lui, abitando botti più confortevoli, ma con lo stesso deprecabile destino. Cercare se stesso negli altri, e non trovarlo. Corriere dello Sport.
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