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ROMA - Un gol, bellissimo, nel primo tempo ed un contropiede micidiale nella ripresa condannano una Lazio a cui non riesce la possibilità di mantenere la scia dell'Eintracht, a valanga (4-0) sull'Olympique Marsiglia. La sconfitta è indolore in chiave qualificazione (i sedicesimi erano già matematici), ma preclude ad Inzaghi la possibilità di giocarsi tutte le proprie carte nel prossimo turno coi tedeschi di Francoforte in chiave primo posto nel girone. Pochi titolari, ritmi blandi nei primi 45' e timida reazione nella seconda frazione, a partita ormai compromessa.
LE SCELTE - Simone Inzaghi si affida ad un robusto turn-over per la gara in terra cipriota con l'Apollon, ma non rinuncia al tanto caro 3-5-1-1 neanche in assenza di pressoché tutti i principali interpreti. Tra i pali torna Silvio Proto, dopo aver lasciato a Thomas Strakosha la porta biancoceleste, oltre che per tutte le gare di campionato, anche per il doppio confronto con l'Olympique Marsiglia in Europa League. Pacchetto arretrato composto da Bastos sul centro-destra, lo stakanovista Acerbi sul versante opposto (140ª partita consecutiva, sempre più a caccia del record di Javier Zanetti con 162) e Luiz Felipe regista difensivo, coadiuvati dagli esterni di centrocampo Caceres e Durmisi: l'uruguayano ex Juventus, prima di oggi, s'è visto in campo per 306', il collega danese per 258': 564' insieme, meno della metà di Lulic da solo (1145'). Ancor più drammatica, in termini di minutaggio complessivo in stagione, è la situazione del terzetto di centrocampo composto da Murgia (98'), Cataldi (254'), che torna capitano dopo quattro anni, e Berisha (190'): in tre, quasi un terzo di Parolo. I due prodotti del vivaio per la prima volta in campo insieme dal 1' con la maglia biancoceleste dei grandi. Infine, là davanti, Correa libero d'inventare tra le linee e di sfruttare gli spazi creati dal terminale offensivo Caicedo. Per dovere di cronaca, va sottolineato che anche Sofronis Avgousti si presenta al GSP Stadium di Nicosia con una formazione ampiamente rimaneggiata, se non fosse per i due capocannonieri della squadra lasciati in panchina: Emilio Zelaya e Facundo Pereyra, 8 gol a testa in 16 partite.
FAUPALA-SHOW - Il basso rodaggio degli undici biancocelesti in campo non è particolarmente evidente, almeno nella prima mezz'ora. La Lazio non domina e non viaggia a ritmi elevatissimi, ma ottiene abbastanza agevolmente il predominio del centrocampo, impossessandosi così, di fatto, del pallino del gioco. Al 3', è pregevole lo spunto sulla sinistra di Driza Durmisi, ma il pericolosissimo pallone messo in mezzo non viene valorizzato dai compagni. Anzi, dà il là ad un contropiede micidiale che si conclude con le veementi proteste cipriote per un episodio nell'area di rigore biancoceleste: Bastos, tuttavia, è già a terra quando Faupala cerca il contatto e la sensazione è che l'israeliano Krasikow abbia fatto bene a lasciar proseguire. Il brivido non scompone la truppa di Inzaghi che riprende in mano il controllo di un match a tratti soporifero e Berisha prova a squillare dalle parti di Bruno Vale, ma il centrocampista kosovaro strozza troppo il suo interno destro, che si spegne sul fondo senza creare particolari apprensioni alla retroguardia avversaria. Ci prova anche Correa a tornare sul tabellino dei marcatori dopo la rete segnata al Milan domenica, ma sessanta secondi dopo la mezz'ora di gioco si prende la scena un ragazzino francese originario della Nuova Caledonia, appena 22' in campo quest'anno con l'Apollon Limassol: cross di Joao Pedro dalla destra, morbida la marcatura di Luiz Felipe (ed approssimativa la lettura del traversone) e gesto tecnico importante del 21enne, con una rovesciata che non lascia scampo a Proto. L'ex talentino del Manchester City Under 23 riprova la gioia del gol a nove mesi dall'ultima volta, quando vestiva la maglia degli ucraini dello Zorya Lugansk.
FORCING INUTILE - Nella ripresa, iniziata senza cambi, la Lazio cambia atteggiamento ed inizia a far viaggiare il pallone ad una velocità superiore rispetto alla prima frazione. Quel che non cambia, tuttavia, è l'eccessiva quantità di errori tecnici, non soltanto riconducibili alle pessime condizioni del terreno di gioco. La pressione biancoceleste, ad ogni modo, cresce col passare dei minuti e viene enfatizzata dalla doppia sostituzione effettuata da Inzaghi, col conseguente passaggio ad un 4-3-1-2 camaleontico (dentro Rossi e Lulic, fuori i deludenti Bastos e Murgia). Tra il 49' e l'80' ci provano in sequenza Cataldi su punizione, Correa (servito male da Caicedo), Durmisi e Caceres con una serie di cross insidiosi sui quali nessuno trova la zampata giusta e, soprattutto, lo stesso esterno danese che segna con un perfetto esterno sinistro, ma a gioco fermo, per un fuorigioco attivo di Rossi. C'è tempo per le proteste di Lulic per un tocco di gomito nella propria area di Soumah, poi la beffa in contropiede: micidiale ripartenza cipriota, Maglica manda in porta Papoulis, che regala a Markovic un tap-in facile facile. In casa Lazio, l'unica notizia degna di nota nel finale è l'esordio assoluto del giovanissimo Nicolò Armini, per l'Apollon invece è la prima vittoria contro una squadra italiana in tutta la propria storia, nonostante non avesse mai perso nel proprio stadio con nessun club nostrano nei tre precedenti: 0-0 con la stessa Lazio di Petkovic nel 2013, 3-3 con l'Inter di Bagnoli nel 1993-94 e 1-1 con l'Atalanta lo scorso anno. Ad una giornata dal termine, che varrà tanto quanto (e forse meno) un'amichevole, la banda di Inzaghi, certa del secondo posto e privata della possibilità di agganciare la capolista Eintracht (4-0 al Marsiglia), se la vedrà proprio con i tedeschi di Francoforte allo stadio Olimpico.
Classifica girone H:
15 Eintracht Francoforte 9 Lazio 4 Apollon Limassol 1 Olympique Marsiglia Corriere dello Sport.
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